giovedì 4 luglio 2013

Audio Note CD Two

Ho scoperto il valore di questa meccanica cd una di quelle sere in cui con un paio di amici ci si ritrova ad ascoltare musica a casa mia, nella ormai nota saletta adibita agli ascolti. Di solito ognuno propone qualche suo disco per scambiarsi musica e conoscenza, e a volte capita che qualcuno porta un apparecchio, magari un nuovo acquisto, da testare e confrontare con i componenti dell'impianto "residente". Sin dalle prime note è apparso evidente che quel "coso", come qualcuno l'aveva definito quella sera per la sua estetica piuttosto dubbia, tirava fuori una qualità sonora di primissimo livello. Anzi, a confronto con la meccanica Roksan Dp1, che utilizzo tuttora nel mio impianto e utilizzata come riferimento per le mie prove, riusciva addirittura a fornire una prestazione migliore sotto diversi aspetti.


Alla timbrica naturale della Dp1, questa meccanica Audio Note, collegata allo stesso convertitore d/a Wadia 12 tramite cavo coassiale in argento Kimber AGDL, aggiungeva una maggiore nettezza e velocità di risposta e addirittura una ancora maggiore trasparenza rispetto alla meccanica di riferimento. Le voci acquisiscono una evidente luminosità, accurate nelle sfumature e nelle nuances delle loro tonalità, gli strumenti vengono resi con grande realismo grazie a un eccellente contrasto dinamico, i fiati sono lucidi, e gli strumenti a corda netti, scandìti, le percussioni vengono rese con grande impatto, e anche queste con quella nettezza che rende immediatamente riconoscibile il profilo sonico di questa macchina. Rispetto alla Dp1 questa meccanica CD Two forse è solo un pelo più limitata nella ricostruzione della scena sonora, appena un po' meno ampia e profonda, ma che invece fornisce una performance superlativa per quanto riguarda la ricostruzione dello spazio interstrumentale, riuscendo a far distinguere chiaramente la collocazione degli strumenti sullo stage sonoro. Sono rimasto sorpreso che nessuno abbia mai menzionato questa macchina come una delle più performanti e da un rapporto qualità / prezzo che a mio avviso è forse il più favorevole che mi sia mai capitato di constatare, nonostante i suoi circa 4mila euro di listino.

La CD Two collegata al convertitore tramite cavo in argento Kimber Agdl. A fianco si nota l'uscita bilanciata.

NOTE TECNICHE 
La CD Two è una meccanica a caricamento dall'alto che utilizza un gruppo laser Philips Cd Pro 2 LF modificato. La lettura del cd si avvia collocando il coperchio sull'apertura ricavata sulla parte superiore dello châssis. Il trasformatore di uscita è avvolto con filo d'argento, come anche il cablaggio interno per il trasferimento del segnale digitale, utilizza il cavo in argento Audio Note silver AN-V.












venerdì 7 giugno 2013

Straight Wire Maestro - Interconnect cable

Ancora una volta, a distanza di tanti anni, il Maestro sale in cattedra. Ancora una volta lo Straight Wire Maestro conferma le sue eccellenti doti musicali di trasparenza, microcontrasto e quella sua particolare capacità di dare impatto e corpo al suono, e in questa configurazione, con queste caratteristiche sonore, si conferma la migliore scelta. Da considerare una cosa molto importante, che ripeto spesso: fermo restando le doti sonore, anche in questo caso, non vuol dire che è il migliore in assoluto, ma che in questa "alchimia", con questo impianto, risulta quello che funziona meglio.

Straight Wire - Maestro

Nel cercare il fine tuning dell' impianto hi-fi qualche anno fa, mi venne suggerito da un amico il cavo di interconnessione Straight Wire Maestro, che avrei utilizzato tra pre e finale. E in effetti, a confronto con cavi top di gamma di Audio Note, Transparent, Art, Kimber, tirando le somme dopo ore di faticosi confronti, risultò essere quello più performante.

Ora, a distanza di anni, mi è capitato di portare il cavo per un controllo delle saldature al laboratorio di riparazioni, e nel frattempo ho avuto modo di provare un paio di cavi di interconnessione di altissimo pregio e di recente costruzione, che in questo momento sono molto apprezzati per l'utilizzo in impianti top: l'americano XLO Reference 3, molto apprezzato anche nel vecchio continente, e il tedesco SILVERCORE Space Cable, in argento, artigianale e prodotto in numero limitato, apprezzatissimo da molti palati fini. Effettivamente ho riscontrato delle qualità sonore davvero notevoli, leggermente più brillante il SILVERCORE ma entrambi capaci di altissime prestazioni in termini di trasparenza, microcontrasto, e ricostruzione della scena sonora per dettaglio, ampiezza e profondità. Ma messi a confronto con il Maestro, tornato dal laboratorio in splendida forma, questo ancora una volta si fa preferire alla concorrenza, per una maggiore estensione sul basso, molto ben accolta in un impianto con diffusori da stand, a cui offre un maggiore punch, più scolpito e dinamico, e un maggiore "corpo", più solido rispetto alle performance degli altri due cavi di riferimento.

A questo punto mi pare doverosa una menzione d'onore su questo blog, nella cerchia ristretta degli apparecchi senza tempo, e nel frattempo mi viene una curiosità: ma come suonerà l'attuale top di gamma della Straight Wire in questo impianto?...

XLO - Reference 3

SILVERCORE - Space Cable
































NOTE
Proposto sul mercato per la prima volta circa 20 anni fa e poi riproposto con lo stesso profilo sonico come Maestro II qualche anno dopo, si è guadagnato una reputazione tale che viene considerato, per prestazioni sonore, ancora come uno dei migliori cavi mai prodotti per l'utilizzo hi end. Successivamente è stato sostituito in catalogo dal modello "SOLO", ma questo non ha avuto gli stessi apprezzamenti del suo predecessore e quindi non ha avuto diffusione e popolarità. Attualmente, nella 4a fascia del catalogo Straight Wire, cioè i modelli top, al posto del Maestro sono presenti il Virtuoso e il Crescendo.

CURIOSITA' DAL WEB
Sul web si trovano ancora adesso recensioni, opinioni e commenti su questo cavo, cosa che è comune a quegli apparecchi che hanno lasciato un segno nell'evoluzione dell'hi-fi. Appena qualche settimana fa sul forum di una nota rivista online di settore http://forum.videohifi.com/discussion/150475/straight-wire-maestro/p1 ho trovato interessanti spunti, opinioni e commenti e qualcuno, seppur preso col beneficio del dubbio, mi ha ricordato le nostre considerazioni sulla qualità costruttiva assoggettata all'economia di scala dell'attuale produzione industriale:

- Ho scritto alla SW e mi hanno detto che il Maestro non e' piu' prodotto perche' il suo prezzo sarebbe dovuto aumentare cosi' tanto che non avrebbe avuto mercato.

- Il Maestro di segnale e' secondo me il piu' riuscito dei cavi Straightwire come rapporto qualita' prezzo rapportato al crescendo che dalla sua parrebbe un pelino piu' caldo mi ha fatto sempre pensare che fosse effettivamente il piu' neutro
diciamo che il crescendo sembrerebbbe un pochino piu' scuro mentre il maestro risulta veramente neutro tutto cio che ha te lo trasmette pregi e difetti
come dicono in molti e' veramente incredibile il rapporto qualita' prezzo

mercoledì 27 marzo 2013

Sonus Faber Minima Amator


Un riferimento assoluto? Questo era il titolo in copertina dedicato alle Minima Amator da Stereo, che all'epoca ritenevo essere la più autorevole rivista italiana dedicata all'hi end. Nel numero 50, a maggio del '93 fu la prima ad occuparsi dettagliatamente delle Divine Creature, così definite nel titolo d'apertura dell'articolo. Fui subito incuriosito dal fatto che Gianfranco Machelli ed Egidio Mancianti, giornalisti di settore molto seri e direttori di una rivista poco incline a titoli roboanti si fossero sbilanciati così a favore di questi diffusori. Ricordo che mi trovavo in Toscana quando acquistai la rivista, e quando tornai a Milano, un paio di settimane dopo cercai il negozio dove erano disponibili per l'ascolto. Lo storico negozio Buscemi in Corso Magenta ne aveva una coppia, le ascoltai ed effettivamente, nonostante non ebbi la sensazione di trovarmi di fronte a un miracolo, trovai che avevano un profilo sonoro molto interessante, quella gamma medioalta capace di scavare nel messaggio musicale, di estrarne il contenuto intimo. Per me che prediligo musica acustica, voci e piccoli gruppi jazz e musica da camera mi sembrarono un invito a nozze, e qualche tempo dopo, riascoltate ancora un paio di volte, me le portai a casa.



Ammirato anche per la strepitosa e inedita finitura, l'intenzione era di studiarle più a fondo. Avevo la sensazione che il potenziale non era ancora espresso del tutto, quello che avevo avuto modo di ascoltare era un assaggio, e la pur ottima prestazione fornita con l'integrato Audio Innovation nella saletta del negozio, non la diceva tutta. D'accordo con un paio di amici che come me erano interessati ad approfondire l'argomento, cominciammo a provare e confrontare le MA in diversi abbinamenti. Rispetto al profilo sonoro più luminoso e aperto delle mie Spendor SA1, di litraggio simile, e abbinate al Quad 306 che utilizzavo per pilotarle, le Minima Amator rimanevano più opache e scure, pur facendosi apprezzare per ricostruzione della scena sonora e dettaglio. Rispetto alle SA1 però, salendo di livello con ampli come lo Spectral DMA 50, le MA prendevano il largo, si aprivano a una ricchezza armonica, una capacità di dettaglio e di sfumature con una precisione e una naturalezza disarmanti, lasciandosi alle spalle le piccole Spendor che con lo Spectral restituivano tutte quelle microinforamazioni in modo più approssimativo, risultando meno coinvolgenti. In sostanza le Spendor avevano il pregio di fornire una prestazione molto godibile già con un ampli non troppo costoso, le Minima Amator rivelavano quella attitudine agli abbinamenti con elettroniche di livello top, restituendo prestazioni inarrivabili e sconosciute per qualunque diffusore in quella fascia di prezzo. Nel frattempo sulle riviste si parlava sempre di più del caso Minima e di quella loro capacità di offrire una performance sonora di livello assoluto, a patto di trovare l'abbinamento giusto. Le Minima Amator si andavano a collocare tra i migliori diffusori da stand disponibili sul mercato pur non appartenendo come fascia di prezzo a quei prodotti multimilionari, ma come quei prodotti, erano tanto performanti quanto esigenti. Questo approfondimento sull'utilizzo delle Minima Amator, che ormai da un paio di anni destavano un così grande interesse di critica e pubblico fu l'occasione d'incontro con il direttore di STEREO, Egidio Mancianti, che il mese dopo, sul numero 65, decise di pubblicare la ricerca a completamento dei precedenti articoli apparsi sulle pagine della rivista, e fu anche l'inizio della nostra collaborazione. Di seguito alcune impressioni di ascolto pubblicate sulla rivista.


NOTE DI ASCOLTO

Assolutamente trasparenti e spontanee nell'emissione, le Minima Amator sono un felicissimo connubio tra delicatezza ed autorità, tra analisi prospettica e tonale e calore musicale. Hanno una capacità di restituire ricchezza di dettagli e di armoniche sconosciuta a molti altri diffusori, evidentemente meno abili e dotati di questi. La ricostruzione spaziale è uno dei punti di forza di questo diffusore, totalmente privi di scatolarità e costrizione dinamica, ricostruiscono il palcoscenico ben oltre il punto fisico dell'emissione. La stoffa tonale è levigata quanto precisa, l'accuratezza dei dettagli e la naturalezza delle nuances armoniche rende l'evento sonoro quasi palpabile, concreto, reale. Le Minima Amator sono estremamente rivelatrici, molto sensibili all'introduzione di ogni minima variazione a monte della catena di elettroniche, sono capaci di radiografare il profilo sonoro di ciascun componente, con amplificazioni raffinate e dal timbro aperto offrono una gamma di frequenze medie e alte che si caratterizzano per uno splendore timbrico, una luminosità e una ricchezza armonica che le rende uniche. Ma non è tutto per poter descrivere il carattere sonoro di questi diffusori, allo stesso tempo infatti le MA hanno una impronta sonora rivolta verso tinte calde piuttosto che essere impostate verso una asettica neutralità. Questo carattere si nota sul medio basso, confermando il tipico umore Sonus Faber, un po' autunnale, leggermente brunito e robusto, pur rimanendo snello e scolpito. Non sembra un diffusore improntato a una totale neutralità, ma piuttosto alla capacità di descrivere la realtà dell'evento sonoro e la sua straordinaria sensibilità e capacità di rivelare ogni variazione lo rende molto duttile, esigente per qualità ma generoso nel rispondere alle esigenze di un audiofilo smaliziato, che calibrando la catena a monte potrà ottenere una tavolozza infinita di colori e nuances, ma di fondo sempre con quella capacità di coinvolgere emotivamente.



Intrinsecamente musicalissimi, oggettivamente ricchi di doti tecniche, e acusticamente molto poco criticabili, sono l'ennesimo strumento musicale accordato e uscito dalla Sonus Faber per far felici gli uomini liberi, sinceri e passionali, amanti della musica. Lo scienziato audiophile potrebbe preferire un suono più algido e scarno, meno fiorito di armoniche, più rigoroso nell'impatto delle grosse masse orchestrali, più grande e profondo nel melodramma. Ma la riproduzione non sarebbe più veritiera, magari potrebbe risultare più analitica, più neutrale, ma non più coinvolgente. Chi ha messo il naso almeno una volta in un jazz club o in un piccolo auditorium non potrà non riconoscere lo stesso odore, lo stesso spirito, le stesse atmosfere che la Minima Amator è capace di restituire intatto, riuscendo ancora una volta a penetrare l'anima dell'evento sonoro.



CARATTERISTICHE TECNICHE
Il sistema è un 2 vie reflex low-Q pilotabile in bi-wiring. Gli altoparlanti che vengono utilizzati per equipaggiare le Minima Amator sono l'apprezzatissimo tweeter Dynaudio D28 con cupola in seta raffreddato a ferrofluid e un woofer Seas in polipropilene da 140 mm di diametro, progettato espressamente per questo diffusore. Il crossover ha una frequenza di taglio a 2,6 kHz 6dB/ottava L'impedenza nominale è di 4 Ohm. Le dimensioni del mobile sono 340x200x300 (HxLxP)

NOTE
Le note riguardano il posizionamento in ambiente e l'utilizzo di uno stand dedicato. Più di altri diffusori le Minima Amator prediligono abbondante spazio dalla parete di fondo e anche da quelle laterali. La distanza raccomandata è di circa un metro dal fondo e di almeno 50 cm dai lati. In un ambiente di ascolto piuttosto ampio come quello utilizzato, le Minima Amator prediligono ancora maggiore spazio, in questo caso sono state posizionate a circa 2 mt dal fondo e 1,5 mt dalle pareti laterali con un leggero angolo di convergenza verso il punto d'ascolto guadagnando in ricostruzione della scena sonora e in dettaglio. Gli stand da utilizzare devono essere alti 80 cm, rigidi e piuttosto pesanti. Qui vengono usati gli stand dedicati della Sonus Faber con altezza regolabile e con base in pietra. Per una resa più netta e asciutta sui bassi si possono utilizzare delle punte in metallo da sistemare sotto . L'estrema sensibilità alla pur minima variazione a monte della catena audio rende questi diffusori estremamente flessibili, in questo caso il bi-wiring ha consentito di sfruttare le doti di trasparenza del cavo Cogan Hall Intermezzo sulle medio alte e il punch e il contrasto dinamico dei Mit Shotgun.

domenica 17 marzo 2013

Roksan DP1 cd transport




E' da molti anni che ho adottato come mio riferimento questa meccanica per la lettura dei cd, ne fui incuriosito leggendo le note di presentazione al suo esordio, ormai 20 anni fa. L'idea di isolare la meccanica di lettura dalle vibrazioni esterne con un controtelaio flottante mi parve una idea tanto semplice quanto geniale, ancora una volta partorita dalla mente visionaria del progettista Touraj Moghaddam, co-fondatore di Roksan. A breve ebbi l'occasione di ascoltare uno dei primi esemplari arrivati in Italia presso il negozio Alta Fedeltà di Merate, e sin dalle prime note fui colpito dal suono "analogico" di questo lettore digitale. Senza accorgermene rimasi lì ad ascoltare a lungo quel suono così dettagliato, ma dolce, ricco di armoniche, naturale come un giradischi di quelli raffinati, e veloce, contrastato e dinamico come un cd di riferimento. Feci in modo di averlo a casa per inserirlo nella catena audio che stavo allestendo per me stesso, lo ascoltai ancora attentamente, cercando di individuarne il profilo, alternandolo al mio cd Sony 338ES utilizzato come meccanica collegato al convertitore Marantz 94cda e ad altre eccellenti macchine prese in prestito come il Micromega duo e l'integrato Naim cds, alternando un convertitore Audio Alchemy, il suo partner di casa Roksan DA-1 e il convertitore Wadia 12. Il profilo che emerge è una evidente naturalezza di emissione, una sensazione di reale, quasi tattile, che conferma l'impressione avuta al primo ascolto, combinata a una notevole capacità di contrasto dinamico e ricostruzione della scena molto ampia e profonda in combinazione con il Wadia 12 che ho scelto come suo partner. Questo convertitore, rispetto all'Audio Alchemy che era rimasto in "ballottaggio", più brillante sulle alte, mette in evidenza una gamma media più presente, luminosa e dettagliata, che ben si abbina al calore del Dp1. Come con una tavolozza di colori, ho poi recuperato quella brillantezza sulla gamma alta utilizzando un cavo coassiale Kimber Cable AGDL in argento. L'equilibrio tonale, armonico e dinamico ottenuto ha fatto sì che dopo 20 anni, nonostante qualche volta mi è capitato di inserire in questa combinazione qualcosa che mi rendesse ancora più contrastata e trasparente la resa sonora, continuassi a preferire questa combinazione rispetto a oggetti di pregio molto più recenti. La Dp1, appena tornata dal centro assistenza Roksan per una revisione completa, per qualità soniche e innovazione tecnologica a distanza di 20 anni dal debutto fa ancora parlare di sé e lascia il suo segno nella storia dell'hi-fi entrando a pieno diritto nel novero di questa cerchia ristretta degli apparecchi senza tempo.














NOTE STORICHE 

Roksan è uno di quei costruttori inglesi appartenenti all'elìte dell'hi-end, conosciuto per l'eccellenza qualitativa della sua produzione, impegnato nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche ha più volte introdotto soluzioni rivoluzionarie. Molti suoi prodotti sono stati insigniti con il riconoscimento di miglior prodotto dell'anno nell'ultimo ventennio e con il suo giradischi Xerses insidia il trono al re dell'analogico Linn Lp 12. Abbandonato nel 92 il motto "Analog for music, digital for satellites" ROKSAN decise di entrare nel mercato dei giradischi digitali, e lo fece alla sua maniera, presentando al Penta Hi-Fi Show di Heathrow il cd transport Dp1, costruito con la logica del giradischi analogico. Le innovative soluzioni introdotte su questo prodotto e le qualità soniche gli valsero il riconoscimento della rivista Audiophile - Award for excellence 1992 Winner che vinse ancora nel 94, Fedeltà del Suono - L'oscar dell'anno 1994 Winner
Il convertitore Wadia 12 e il cavo in argento Kimber Cable abbinati alla Roksan Dp1



RECENSIONI

Suono: L'amateur professionel - "se il suo prezzo si manterrà tale (4.200.000lire), si confermerà la più concorrenziale tra le meccaniche per la lettura dei cd di livello top. Costruzione, finitura e prestazioni elevatissime. Un oggetto desiderabilissimo. Classifica "A" da "Le classifiche di Bebo Moroni" www.videohifi.com/magazine/numero-23/rubriche

Audiophile: "If you want a cd player to rival your treasured turntable the Dp1 may very well be the ideal choice" www.paulburt.co.uk/pdf/DP1_DA1_review.pdf






SPECIFICHE TECNICHE E COSTRUZIONE

La Dp1 è una meccanica dall'estetica molto particolare. Il caricamento è dall'alto, con lo sportellino che si apre come un oblò, verso l'alto comandato da un motorino. Monta un'ottica Sanyo SF-P90, a detta di molti tra le migliori in assoluto. La struttura del telaio si divide in tre parti. La prima, in metallo, è la base che contiene l'intera elettronica. Qui trova alloggiamento il generoso trasformatore toroidale e la main board. La seconda, in legno, sospesa tramite gommini, fa da coperchio della prima e diventa sostegno della terza. Quest'ultima contiene l'ottica ed è anch'essa in legno, sospesa elasticamente. Il tutto è decisamente accattivante, mentre il peso risulta essere, al contrario di quanto si possa immaginare, piuttosto contenuto: non supera i 7 kg. Sono presenti sul retro una uscita ottica e una coassiale, oltre alla vaschetta di alloggio del cavo di corrente.








NOTE

Oltre alle performance, l'aspetto molto importante da valutare prima di considerare l'acquisto di una di queste elettroniche dell'Olimpo è il servizio di assistenza tecnica. Non tutte le aziende operano con la stessa serietà e affidabilità nell'assistere i prodotti che hanno venduto, capita che per indisponibilità dei ricambi, o per vicissitudini del marchio produttore, apparecchi che qualche anno prima sono stati acquistati ad un prezzo prossimo a quello di un'automobile non possano godere di assistenza tecnica. Sembra incredibile, è inaccettabile, ma questo è quanto può succedere anche con nomi storici e blasonati dell'hi-end mondiale. Roksan Ltd, seppur con tempi lunghi e un secondo intervento di assistenza gestito direttamente da uno dei progettisti per porre rimedio a un precedente intervento, a distanza di 20 anni ha garantito il ripristino delle performance originali della Dp1. In un primo intervento, per ridotta disponibilità del ricambio, l'ottica originale Sanyo SF-p90 è stata sostituita dalla più recente ed economica SF-p101 e il circuito elettronico è stato modificato per funzionare con questo pick up. All'ascolto ovviamente la Dp1 non forniva le prestazioni di cui è capace, e riscontrando la modifica apportata al cd ho contattato mr. Tufan Hashemi, il quale si è subito reso disponibile a far ripristinare l'elettronica secondo il progetto originale. A volte per rendere funzionanti i vecchi  prodotti le aziende adottano queste soluzioni di ripiego adattando parti di ricambio simili, ma ovviamente il risultato è quasi sempre inferiore alle aspettative, è bene tenere d'occhio questo aspetto.



mercoledì 23 gennaio 2013

Classè Audio DR-3







Ricordo bene quando ho ascoltato per la prima volta questo straordinario finale a stato solido. Era in occasione di una delle sessioni di ascolto organizzate in collaborazione con la rivista STEREO, sull'argomento Minima Amator, altro "oggetto senza tempo" che merita un suo spazio su questo blog. All'epoca questo diffusore, da pochi mesi lanciato sul mercato, aveva destato l'interesse di critica e pubblico anche oltre oceano e in poco tempo qui in Italia divenne un caso nazionale. Data la propensione delle Minima Amator a combinarsi con elettroniche di primissimo livello, la curiosità ci spinse a cercare partner anche nell'olimpo delle amplificazioni, scomodando i migliori in assoluto e cercando i limiti fino ai quali si potesse spingere questo mini diffusore. Il DR-3 della Classè Audio, abbinato a questo diffusore, si rivelò immediatamente un partner ideale, anzi, in quei 20 minuti che servirono all'ampli per andare in temperatura ideale di esercizio, si concretizzò la certezza che eravamo di fronte a una di quelle ricette magiche: velocità, punch, dettaglio da stato solido di razza si combinavano con il calore e la delicatezza di un ampli a valvole di quelli sopraffini, la ricostruzione della scena sonora in ampiezza e profondità di cui sono capaci le Minima Amator e quella loro spontaneità e naturalezza di emissione venivano magnificate dalle qualità soniche di questo ampli. Fu colpo di fulmine, ascoltarlo e amarlo in questa combinazione è stato un tutt'uno, e nelle molte altre in cui è stato provato, tirava fuori sempre quel suo profilo riconoscibile, quel piglio con cui tiene in pugno i diffusori, non brutale ma solido, quella sua timbrica naturale e quella delicatezza con cui sa porgere in modo chiaro anche il cosiddetto "battito d'ali di farfalla". Si era di fronte a un oggetto capace di emozionare, di arrivare al cuore, un capolavoro. In fondo non ho scoperto nulla di nuovo, il DR-3, che fece il suo debutto nell'85, fu da subito considerato un fuoriclasse, e non è un caso che ancora oggi se ne parla come uno tra i migliori ampli finali mai costruiti, a distanza di quasi 30 anni, da quando è stato partorito dalla mente di Dave Reich, l'illuminato progettista canadese che ne ha la paternità.

NOTE STORICHE

Dall'idea di Dave Reich di costruire un ampli di qualità assoluta, come alternativa ai mostri sacri americani Threshold e Mark Levinson, nasce nei primi anni '80 il Classè Audio DR-2, recensito da molte riviste tra cui The Absolute Sound ed HiFi Sound che lo adottarono come amplificatore di riferimento. Dopo 4 anni di permanenza nell'Olimpo dell'alta fedeltà il DR-2 viene sostituito dal DR-3, dove confluiscono tutti i miglioramenti che sono stati possibili grazie ad anni di ricerca e continue sperimentazioni di nuove tecnologie e materiali.

RECENSIONI

Son HiFi:
il DR-2 era uno dei primi 3-4 migliori ampli al mondo, il DR-3 è il migliore punto e basta.

Stereophile:
questo esotico amplificatore di bassa potenza ma che suona forte, alle mie prove di ascolto si è mostrato sempre il migliore. La sua dichiarata bassa potenza non descrive la sua dinamica, velocità, trasparenza, dolcezza e abilità nel comunicare le risonanze strumentali.

Suono:
non lo fanno più e fanno malissimo. Chi ce l'ha se lo tenga stretto, chi non ce l'ha lo cerchi. L'ampli a stato solido più delicato e raffinato dell'ultimo decennio. Vuole diffusori piuttosto efficienti.
(dalle classifiche de L'amateur professionel di Bebo Moroni - Classificato AA, massima categoria insieme ad altri 5 ampli finali)




SPECIFICHE TECNICHE E COSTRUZIONE

La logica con cui è stato costruito il DR-3 è quella del "no compromise" e dell'iper-dimensionamento, i dettagli di costruzione sembrano appartenere a uno strumento bellico e non ad un componente hi-fi. Lo chassis è in alluminio dello spessore di 4 mm, con un pannello frontale da 8 mm spazzolato e satinato. Quattro enormi bulloni assicurano il serraggio dei cavi di potenza, su questi e su tutti gli altri attacchi per il collegamento è stato studiato un procedimento di argentatura molecolare che consente la massima conducibilità e resistenza all'ossidazione. Il DR-3 ha masse flottanti ( e la massa è collegata solo ad uno dei due ingressi) bisogna prestare la massima attenzione a non unire i poli negativi dei due diffusori così come a non accenderlo senza prima aver collegato la sorgente in ingresso. Internamente l'elettronica è un esempio di raffinatezza. Le piste di rame sono realizzate tramite un procedimento chimico che deposita il rame nella scheda di vetronite, in modo da ottenere delle piste di rame OFC dello spessore di 8 volte superiore a quello indicato nelle specifiche per gli apparecchi militari. La componentistica è di livello no compromise, condensatori Wima in polipropilene ed elettrolitici della Mallory canadese fatti costruire su specifiche Classè. I trasformatori sono avvolti a mano con filo a sezione rettangolare mentre la sezione di filtraggio raggiunge i 160000 microfarad. La capacità di corrente di picco è di 38 ampère.
Le prestazioni di cui è capace il DR-3, sono affidate nello stadio di uscita a 4 transistor per canale Motorola-Durlington, ultraselezionati (70 su 100 ne vengono scartati) dal costo più che triplo rispetto a quelli montati da ampli concorrenti.




NOTE

Il finale di potenza Classè Audio DR-3 è stato proposto sul mercato in 3 configurazioni diverse: DR-3, secondo il progetto originale, che è quello più raffinato dal punto di vista sonico ma anche  elettricamente più delicato, il DR-3B, progettato per risolvere qualche problema di affidabilità del progetto originale, ma purtroppo cedendo rispetto al primo in termini di trasparenza e naturalezza, e il DR-3 VHC (very-high-current) che rispetto al progetto originale è appena un po' meno raffinato ma con un punch granitico e una capacità ancora maggiore di gestire carichi difficili.





martedì 8 gennaio 2013

Il valore commerciale e il valore sonoro

Nel corso degli anni, visitando fiere, frequentando rivenditori e importatori e parlando con audiofili più o meno smaliziati mi son reso conto spesse volte che l'acquisto dell'impianto o di un nuovo componente per l'up grade viene fatto non sempre secondo una valutazione attenta e oggettiva del risultato sonico che si vuole ottenere o un giudizio ponderato "ad orecchio." Spesso la scelta viene dettata dal consiglio dell'amico esperto, o dall'articolo della rivista di settore che ne parla bene, ci si lascia così condizionare anche dal trend o dall'estetica dell'oggetto, magari costoso, e chi può lo acquista paradossalmente di impulso. Altrettanto spesso però, si finisce per acquistare un oggetto che ha un valore commerciale ben superiore al valore sonico reale. A volte mi intrattengo con l'amico ing. Giancarlo Riccardi nel suo laboratorio dove si vedono in attesa di assistenza tecnica molti mostri sacri dell'hi-end attuale e del passato, e ci capita di fare qualche riflessione riguardo alla qualità intrinseca degli oggetti che gli passano tra le mani. Per motivi che riguardano le logiche di produzione industriale sono spesso gli apparecchi del passato che hanno dei contenuti tecnologici in termini di soluzioni progettuali, attenzione al dettaglio e componentistica selezionata che fanno invidia alla produzione più recente. Non è un caso  evidentemente che anche fuori da questo blog, ci si ritrovi ancora a parlare di oggetti di 20 o 30 anni e oltre, oggetti che hanno superato le mode e le innovazioni tecnologiche e all'ascolto, a confronto con apparecchi recenti, sono ancora lì, pronti a salire in cattedra. Questo ovviamente diventa una opportunità per chi tende l'orecchio e impara a distinguere il bello dal buono, il trend dal valore storico, il valore commerciale dal valore sonoro... 


Per dare riconoscimento a quell'hi-fi di valore reale, in questo blog si cerca di dare delle indicazioni su quegli apparecchi che sono da considerarsi degli evergreen, che hanno un valore sonico che va oltre il loro valore di mercato, che spesso appartengono alla produzione di circa 20 anni fa, e che oggi per poterli costruire con la stessa attenzione e cura costerebbero cifre che pochi potrebbero permettersi. Questi oggetti sono quelli che vengono definiti apparecchi senza tempo, impareggiabili e, per logiche di economia industriale, irripetibili.