mercoledì 27 marzo 2013

Sonus Faber Minima Amator


Un riferimento assoluto? Questo era il titolo in copertina dedicato alle Minima Amator da Stereo, che all'epoca ritenevo essere la più autorevole rivista italiana dedicata all'hi end. Nel numero 50, a maggio del '93 fu la prima ad occuparsi dettagliatamente delle Divine Creature, così definite nel titolo d'apertura dell'articolo. Fui subito incuriosito dal fatto che Gianfranco Machelli ed Egidio Mancianti, giornalisti di settore molto seri e direttori di una rivista poco incline a titoli roboanti si fossero sbilanciati così a favore di questi diffusori. Ricordo che mi trovavo in Toscana quando acquistai la rivista, e quando tornai a Milano, un paio di settimane dopo cercai il negozio dove erano disponibili per l'ascolto. Lo storico negozio Buscemi in Corso Magenta ne aveva una coppia, le ascoltai ed effettivamente, nonostante non ebbi la sensazione di trovarmi di fronte a un miracolo, trovai che avevano un profilo sonoro molto interessante, quella gamma medioalta capace di scavare nel messaggio musicale, di estrarne il contenuto intimo. Per me che prediligo musica acustica, voci e piccoli gruppi jazz e musica da camera mi sembrarono un invito a nozze, e qualche tempo dopo, riascoltate ancora un paio di volte, me le portai a casa.



Ammirato anche per la strepitosa e inedita finitura, l'intenzione era di studiarle più a fondo. Avevo la sensazione che il potenziale non era ancora espresso del tutto, quello che avevo avuto modo di ascoltare era un assaggio, e la pur ottima prestazione fornita con l'integrato Audio Innovation nella saletta del negozio, non la diceva tutta. D'accordo con un paio di amici che come me erano interessati ad approfondire l'argomento, cominciammo a provare e confrontare le MA in diversi abbinamenti. Rispetto al profilo sonoro più luminoso e aperto delle mie Spendor SA1, di litraggio simile, e abbinate al Quad 306 che utilizzavo per pilotarle, le Minima Amator rimanevano più opache e scure, pur facendosi apprezzare per ricostruzione della scena sonora e dettaglio. Rispetto alle SA1 però, salendo di livello con ampli come lo Spectral DMA 50, le MA prendevano il largo, si aprivano a una ricchezza armonica, una capacità di dettaglio e di sfumature con una precisione e una naturalezza disarmanti, lasciandosi alle spalle le piccole Spendor che con lo Spectral restituivano tutte quelle microinforamazioni in modo più approssimativo, risultando meno coinvolgenti. In sostanza le Spendor avevano il pregio di fornire una prestazione molto godibile già con un ampli non troppo costoso, le Minima Amator rivelavano quella attitudine agli abbinamenti con elettroniche di livello top, restituendo prestazioni inarrivabili e sconosciute per qualunque diffusore in quella fascia di prezzo. Nel frattempo sulle riviste si parlava sempre di più del caso Minima e di quella loro capacità di offrire una performance sonora di livello assoluto, a patto di trovare l'abbinamento giusto. Le Minima Amator si andavano a collocare tra i migliori diffusori da stand disponibili sul mercato pur non appartenendo come fascia di prezzo a quei prodotti multimilionari, ma come quei prodotti, erano tanto performanti quanto esigenti. Questo approfondimento sull'utilizzo delle Minima Amator, che ormai da un paio di anni destavano un così grande interesse di critica e pubblico fu l'occasione d'incontro con il direttore di STEREO, Egidio Mancianti, che il mese dopo, sul numero 65, decise di pubblicare la ricerca a completamento dei precedenti articoli apparsi sulle pagine della rivista, e fu anche l'inizio della nostra collaborazione. Di seguito alcune impressioni di ascolto pubblicate sulla rivista.


NOTE DI ASCOLTO

Assolutamente trasparenti e spontanee nell'emissione, le Minima Amator sono un felicissimo connubio tra delicatezza ed autorità, tra analisi prospettica e tonale e calore musicale. Hanno una capacità di restituire ricchezza di dettagli e di armoniche sconosciuta a molti altri diffusori, evidentemente meno abili e dotati di questi. La ricostruzione spaziale è uno dei punti di forza di questo diffusore, totalmente privi di scatolarità e costrizione dinamica, ricostruiscono il palcoscenico ben oltre il punto fisico dell'emissione. La stoffa tonale è levigata quanto precisa, l'accuratezza dei dettagli e la naturalezza delle nuances armoniche rende l'evento sonoro quasi palpabile, concreto, reale. Le Minima Amator sono estremamente rivelatrici, molto sensibili all'introduzione di ogni minima variazione a monte della catena di elettroniche, sono capaci di radiografare il profilo sonoro di ciascun componente, con amplificazioni raffinate e dal timbro aperto offrono una gamma di frequenze medie e alte che si caratterizzano per uno splendore timbrico, una luminosità e una ricchezza armonica che le rende uniche. Ma non è tutto per poter descrivere il carattere sonoro di questi diffusori, allo stesso tempo infatti le MA hanno una impronta sonora rivolta verso tinte calde piuttosto che essere impostate verso una asettica neutralità. Questo carattere si nota sul medio basso, confermando il tipico umore Sonus Faber, un po' autunnale, leggermente brunito e robusto, pur rimanendo snello e scolpito. Non sembra un diffusore improntato a una totale neutralità, ma piuttosto alla capacità di descrivere la realtà dell'evento sonoro e la sua straordinaria sensibilità e capacità di rivelare ogni variazione lo rende molto duttile, esigente per qualità ma generoso nel rispondere alle esigenze di un audiofilo smaliziato, che calibrando la catena a monte potrà ottenere una tavolozza infinita di colori e nuances, ma di fondo sempre con quella capacità di coinvolgere emotivamente.



Intrinsecamente musicalissimi, oggettivamente ricchi di doti tecniche, e acusticamente molto poco criticabili, sono l'ennesimo strumento musicale accordato e uscito dalla Sonus Faber per far felici gli uomini liberi, sinceri e passionali, amanti della musica. Lo scienziato audiophile potrebbe preferire un suono più algido e scarno, meno fiorito di armoniche, più rigoroso nell'impatto delle grosse masse orchestrali, più grande e profondo nel melodramma. Ma la riproduzione non sarebbe più veritiera, magari potrebbe risultare più analitica, più neutrale, ma non più coinvolgente. Chi ha messo il naso almeno una volta in un jazz club o in un piccolo auditorium non potrà non riconoscere lo stesso odore, lo stesso spirito, le stesse atmosfere che la Minima Amator è capace di restituire intatto, riuscendo ancora una volta a penetrare l'anima dell'evento sonoro.



CARATTERISTICHE TECNICHE
Il sistema è un 2 vie reflex low-Q pilotabile in bi-wiring. Gli altoparlanti che vengono utilizzati per equipaggiare le Minima Amator sono l'apprezzatissimo tweeter Dynaudio D28 con cupola in seta raffreddato a ferrofluid e un woofer Seas in polipropilene da 140 mm di diametro, progettato espressamente per questo diffusore. Il crossover ha una frequenza di taglio a 2,6 kHz 6dB/ottava L'impedenza nominale è di 4 Ohm. Le dimensioni del mobile sono 340x200x300 (HxLxP)

NOTE
Le note riguardano il posizionamento in ambiente e l'utilizzo di uno stand dedicato. Più di altri diffusori le Minima Amator prediligono abbondante spazio dalla parete di fondo e anche da quelle laterali. La distanza raccomandata è di circa un metro dal fondo e di almeno 50 cm dai lati. In un ambiente di ascolto piuttosto ampio come quello utilizzato, le Minima Amator prediligono ancora maggiore spazio, in questo caso sono state posizionate a circa 2 mt dal fondo e 1,5 mt dalle pareti laterali con un leggero angolo di convergenza verso il punto d'ascolto guadagnando in ricostruzione della scena sonora e in dettaglio. Gli stand da utilizzare devono essere alti 80 cm, rigidi e piuttosto pesanti. Qui vengono usati gli stand dedicati della Sonus Faber con altezza regolabile e con base in pietra. Per una resa più netta e asciutta sui bassi si possono utilizzare delle punte in metallo da sistemare sotto . L'estrema sensibilità alla pur minima variazione a monte della catena audio rende questi diffusori estremamente flessibili, in questo caso il bi-wiring ha consentito di sfruttare le doti di trasparenza del cavo Cogan Hall Intermezzo sulle medio alte e il punch e il contrasto dinamico dei Mit Shotgun.

domenica 17 marzo 2013

Roksan DP1 cd transport




E' da molti anni che ho adottato come mio riferimento questa meccanica per la lettura dei cd, ne fui incuriosito leggendo le note di presentazione al suo esordio, ormai 20 anni fa. L'idea di isolare la meccanica di lettura dalle vibrazioni esterne con un controtelaio flottante mi parve una idea tanto semplice quanto geniale, ancora una volta partorita dalla mente visionaria del progettista Touraj Moghaddam, co-fondatore di Roksan. A breve ebbi l'occasione di ascoltare uno dei primi esemplari arrivati in Italia presso il negozio Alta Fedeltà di Merate, e sin dalle prime note fui colpito dal suono "analogico" di questo lettore digitale. Senza accorgermene rimasi lì ad ascoltare a lungo quel suono così dettagliato, ma dolce, ricco di armoniche, naturale come un giradischi di quelli raffinati, e veloce, contrastato e dinamico come un cd di riferimento. Feci in modo di averlo a casa per inserirlo nella catena audio che stavo allestendo per me stesso, lo ascoltai ancora attentamente, cercando di individuarne il profilo, alternandolo al mio cd Sony 338ES utilizzato come meccanica collegato al convertitore Marantz 94cda e ad altre eccellenti macchine prese in prestito come il Micromega duo e l'integrato Naim cds, alternando un convertitore Audio Alchemy, il suo partner di casa Roksan DA-1 e il convertitore Wadia 12. Il profilo che emerge è una evidente naturalezza di emissione, una sensazione di reale, quasi tattile, che conferma l'impressione avuta al primo ascolto, combinata a una notevole capacità di contrasto dinamico e ricostruzione della scena molto ampia e profonda in combinazione con il Wadia 12 che ho scelto come suo partner. Questo convertitore, rispetto all'Audio Alchemy che era rimasto in "ballottaggio", più brillante sulle alte, mette in evidenza una gamma media più presente, luminosa e dettagliata, che ben si abbina al calore del Dp1. Come con una tavolozza di colori, ho poi recuperato quella brillantezza sulla gamma alta utilizzando un cavo coassiale Kimber Cable AGDL in argento. L'equilibrio tonale, armonico e dinamico ottenuto ha fatto sì che dopo 20 anni, nonostante qualche volta mi è capitato di inserire in questa combinazione qualcosa che mi rendesse ancora più contrastata e trasparente la resa sonora, continuassi a preferire questa combinazione rispetto a oggetti di pregio molto più recenti. La Dp1, appena tornata dal centro assistenza Roksan per una revisione completa, per qualità soniche e innovazione tecnologica a distanza di 20 anni dal debutto fa ancora parlare di sé e lascia il suo segno nella storia dell'hi-fi entrando a pieno diritto nel novero di questa cerchia ristretta degli apparecchi senza tempo.














NOTE STORICHE 

Roksan è uno di quei costruttori inglesi appartenenti all'elìte dell'hi-end, conosciuto per l'eccellenza qualitativa della sua produzione, impegnato nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche ha più volte introdotto soluzioni rivoluzionarie. Molti suoi prodotti sono stati insigniti con il riconoscimento di miglior prodotto dell'anno nell'ultimo ventennio e con il suo giradischi Xerses insidia il trono al re dell'analogico Linn Lp 12. Abbandonato nel 92 il motto "Analog for music, digital for satellites" ROKSAN decise di entrare nel mercato dei giradischi digitali, e lo fece alla sua maniera, presentando al Penta Hi-Fi Show di Heathrow il cd transport Dp1, costruito con la logica del giradischi analogico. Le innovative soluzioni introdotte su questo prodotto e le qualità soniche gli valsero il riconoscimento della rivista Audiophile - Award for excellence 1992 Winner che vinse ancora nel 94, Fedeltà del Suono - L'oscar dell'anno 1994 Winner
Il convertitore Wadia 12 e il cavo in argento Kimber Cable abbinati alla Roksan Dp1



RECENSIONI

Suono: L'amateur professionel - "se il suo prezzo si manterrà tale (4.200.000lire), si confermerà la più concorrenziale tra le meccaniche per la lettura dei cd di livello top. Costruzione, finitura e prestazioni elevatissime. Un oggetto desiderabilissimo. Classifica "A" da "Le classifiche di Bebo Moroni" www.videohifi.com/magazine/numero-23/rubriche

Audiophile: "If you want a cd player to rival your treasured turntable the Dp1 may very well be the ideal choice" www.paulburt.co.uk/pdf/DP1_DA1_review.pdf






SPECIFICHE TECNICHE E COSTRUZIONE

La Dp1 è una meccanica dall'estetica molto particolare. Il caricamento è dall'alto, con lo sportellino che si apre come un oblò, verso l'alto comandato da un motorino. Monta un'ottica Sanyo SF-P90, a detta di molti tra le migliori in assoluto. La struttura del telaio si divide in tre parti. La prima, in metallo, è la base che contiene l'intera elettronica. Qui trova alloggiamento il generoso trasformatore toroidale e la main board. La seconda, in legno, sospesa tramite gommini, fa da coperchio della prima e diventa sostegno della terza. Quest'ultima contiene l'ottica ed è anch'essa in legno, sospesa elasticamente. Il tutto è decisamente accattivante, mentre il peso risulta essere, al contrario di quanto si possa immaginare, piuttosto contenuto: non supera i 7 kg. Sono presenti sul retro una uscita ottica e una coassiale, oltre alla vaschetta di alloggio del cavo di corrente.








NOTE

Oltre alle performance, l'aspetto molto importante da valutare prima di considerare l'acquisto di una di queste elettroniche dell'Olimpo è il servizio di assistenza tecnica. Non tutte le aziende operano con la stessa serietà e affidabilità nell'assistere i prodotti che hanno venduto, capita che per indisponibilità dei ricambi, o per vicissitudini del marchio produttore, apparecchi che qualche anno prima sono stati acquistati ad un prezzo prossimo a quello di un'automobile non possano godere di assistenza tecnica. Sembra incredibile, è inaccettabile, ma questo è quanto può succedere anche con nomi storici e blasonati dell'hi-end mondiale. Roksan Ltd, seppur con tempi lunghi e un secondo intervento di assistenza gestito direttamente da uno dei progettisti per porre rimedio a un precedente intervento, a distanza di 20 anni ha garantito il ripristino delle performance originali della Dp1. In un primo intervento, per ridotta disponibilità del ricambio, l'ottica originale Sanyo SF-p90 è stata sostituita dalla più recente ed economica SF-p101 e il circuito elettronico è stato modificato per funzionare con questo pick up. All'ascolto ovviamente la Dp1 non forniva le prestazioni di cui è capace, e riscontrando la modifica apportata al cd ho contattato mr. Tufan Hashemi, il quale si è subito reso disponibile a far ripristinare l'elettronica secondo il progetto originale. A volte per rendere funzionanti i vecchi  prodotti le aziende adottano queste soluzioni di ripiego adattando parti di ricambio simili, ma ovviamente il risultato è quasi sempre inferiore alle aspettative, è bene tenere d'occhio questo aspetto.