mercoledì 1 marzo 2017

Linn LP 12 - "Il giradischi"

Stavolta ci si trova davanti a un pezzo di storia. Questo oggetto è considerato da molti appassionati "il giradischi", una pietra miliare nella storia dell'alta fedeltà, sebbene ci siano anche i suoi detrattori. Scrivere del Linn LP 12 potrebbe sembrare anacronistico, considerato tutto quello che si è scritto su questo giradischi, ma in un blog degli evergreen dell'hi-fi non poteva mancare. Oltretutto, l'LP12 è a tutti gli effetti un oggetto senza tempo: dal 1972, anno della sua introduzione sul mercato, la Linn continua a produrlo con costanti miglioramenti e aggiornamenti, e ad oggi viene considerato uno dei migliori giradischi in commercio, un riferimento, specialmente nella sua massima configurazione. Ma a proposito di questo vanno fatte delle debite considerazioni e conseguenti valutazioni. Intanto, si parte da una configurazione base, prezzo al pubblico poco sopra i 3000 euro, fino a quella massima, la attuale versione Klimax, già corredata di un suo pre-phono interno, che arriva a 23000 euro. Un bel salto... Ma cosa c'è in mezzo, tra la versione base e quella top con una differenza di prezzo così ampia? 


Partiamo dal suo profilo sonico. Questo giradischi, nato con l'obbiettivo di dimostrare che c'erano molte più informazioni sul disco in vinile di quante gli appassionati riuscivano ad estrarne ed apprezzarne, ha centrato il suo obbiettivo ma ha comunque un suo modo di riproporre l'evento musicale, con i suoi toni medi caldi leggermente in evidenza tende ad avvicinare l'ascoltatore allo stage sonoro, una sensazione piacevole, per alcuni troppo ruffiana, e proprio qui il Linn trova i suoi sostenitori e anche i detrattori che vorrebbero una riproduzione più netta, scolpita e neutrale rispetto alle tinte calde e morbide a cui tende il Sondek LP 12. Gli upgrade che portano il Linn a far lievitare il suo costo vanno spesso proprio in questa direzione, verso un suono più netto, asciutto, con un basso più controllato, ma non sempre questi ritocchi vengono poi apprezzati dagli amanti di questo oggetto. Partendo da questo presupposto, per avere un suono più asciutto e controllato con 20mila euro di budget, ma anche molto meno, certamente può aver senso valutare altre soluzioni, piuttosto che scegliere il Linn e addentrarsi nei suoi infiniti upgrade per modificare il suo profilo sonoro. Ma in fondo, quel profilo sonoro, quelle tinte calde, seppur snellite per ottenere un suono più veloce e scolpito, appartengono solo a questo monumento della storia dell'Hi-fi.



Al momento la Linn, per semplificare e dare probabilmente un riferimento ai possessori dell'LP12, ha reso disponibili tre versioni che corrispondono a tre livelli di performance di questo giradischi: Majik, Akurate e Klimax.

Majik LP12

giradischi Sondek LP12 in configurazione completa
Comprende  controtelaio new subchassis, alimentatore Majik LP12 Power Supply, braccio Project 9 CC, base inferiore Solid Base, fonorivelatore Adikt, adattatore 45 rpm - Costo: 3500 euro

Akurate LP12

giradischi Sondek LP12 in configurazione completa
Comprende controtelaio Kore, alimentatore Lingo III, braccio Akito II,  base inferiore Trampolin, fonorivelatore Krystal - Costo 8700


Klimax LP12

giradischi Sondek LP12 in configurazione completa
Comprende controtelaio Keel, alimentatore Radikal (Klimax machined), braccio Ekos SE,  base inferiore Trampolin, preamplificatore interno Urika II Exakt con uscita per componenti Exakt, fonorivelatore Kandid - Costo: 23000 euro



CARATTERISTICHE, UPGRADE E ABBINAMENTI:

Il Linn Sondek LP 12 utilizza una costruzione su controtelaio sospeso su tre punti, soluzione adottata dal suo predecessore Ariston RD11, e un esclusivo cuscinetto unipivot centrale con tolleranze meccaniche estremamente basse per ottenere la massima precisione di rotazione.
- Trazione a cinghia e piatto interno ed esterno di massa elevata e perfettamente bilanciati per garantire la più costante velocità di rotazione.
- Telaio in legno massello, piastra superiore in acciaio inossidabile, controtelaio sospeso su molle e basetta del braccio fissata solidalmente per garantire immunità da vibrazioni e rientro acustico, massime prestazioni e affidabilità.
- Possibilità di migliorare le prestazioni sostituendo all'alimentazione Basik l'alimentatore Lingo III, che permette un controllo del motore di altissima precisione per il massimo dettaglio musicale. Ultima creazione il nuovo alimentatore Linn Radikal, la massima espressione per il controllo di velocità con feedback dal piatto di rotazione.
- Disponibili due tipi di coperchi per la chiusura inferiore del giradischi: Linn SolidBase e Linn Trampolin. Ora costruiti in alluminio per aumentare la schermatura al sistema - dotati di cavo di massa da collegare al telaio. Trampolin è dotato di sospensione aggiuntiva per mezzo di piedi regolabili con diaframmi in silicone.
- Possibilità di scelta tra due tipi di braccio: Linn Ekos III , Linn Akito II. Precedentemente il Linn Ittok LVII, in produzione dal 1979 al '93, fu il primo braccio Linn che equipaggiava l'LP12 che in origine, fornito senza braccio, veniva spesso accoppiato al Grace 707, al Sumiko tonearm o al Mission 774.
- Ideale complemento modelli di fonorivelatori: LINN Kandid, Linn Akiva, Linn Klyde, Linn Adikt. Precedentemente Linn Asak, Asaka, Troika. 
- Finiture standard: Nero, Noce, Teak e Palissandro. Finiture speciali a richiesta. Le scanalature del telaio sono una caratteristica comune alla gran parte delle versioni disponibili che rendono il Linn Sondek LP12 immediatamente riconoscibile.

LA STORIA:

Il giradischi Linn Lp12 nasce da un'idea del progettista Ivor Tiefenbrun che, come accennavo sopra, si prefigge l'obbiettivo di dimostrare che, contrariamente a quanto si pensava all'epoca della sua introduzione nel mercato hi-fi nel '72, il componente più importante non fosse il diffusore, a valle della catena, ma la sorgente a monte, da cui dipendeva la capacità di estrarre dal disco la maggior quantità possibile di informazioni e dettagli. La popolarità e il successo riscosso negli anni dall'LP12 a cominciare dagli audiofili più esperti che presto lo adottarono come riferimento, evidentemente dimostra che l'intuizione era giusta e che l'obbiettivo era stato raggiunto. Ad oggi, con i suoi vari upgrade e aggiornamenti, l'LP12 è ancora in produzione diventando così il componente audio più longevo della storia dell'Hi-fi.



IMPRESSIONI D'ASCOLTO:

La caratteristica riconoscibile all'ascolto dell'LP12 è la cosiddetta spinta in avanti di cui si parlava prima, che dai suoi sostenitori è descritta con la sintesi "pace, rhythm and timing" dovuta all'emissione delle frequenze medie a tinte calde, una specie di effetto pre a valvole. Qualcuno che preferisce un suono più asciutto, con un basso più controllato e una gamma dinamica più netta riferisce che ad un attento ascolto, passato il piacevole e ruffiano effetto ci si accorge che tutto sommato, in alcuni passaggi il Linn rende eufonico e semplifica certi dettagli e sfumature che si vorrebbero percepire in modo più netto e neutrale, che è una caratteristica di altri giradischi, spesso basati su una struttura rigida. Per questo motivo, avendo a disposizione un Micro Seiki BL-91 con braccio SME 3009 e stessa testina MM Ortofon Blu, ho voluto fare un confronto dei profili sonici di queste due impostazioni di costruzione. Ho scelto tre dischi: Come away with me, di Norah Jones,  Spain di Miles Davis e La Folia / Jordi Savall, ottimi test per apprezzare la resa di voci e strumenti acustici. Andando dritti al punto senza soffermarsi su descrizioni troppo dettagliate, risulta subito evidente che il suono del Micro Seiki è nitido, netto e scolpito, sembra più asciutto e veloce rispetto al Linn, come lo vorrebbero molti suoi detrattori, la ricostruzione della scena sonora un po' compressa in profondità, ma ben estesa ai lati del fronte sonoro. Il Linn evidenzia subito quella sensazione di maggiore "presenza" porgendo un po' più vicino l'evento sonoro, sembrano esserci più nuances, sia nelle pieghe dell'anima della voce di Norah, che nella lucida tromba di Miles Davis, la sensazione viene confermata anche per la resa degli strumenti antichi utilizzati nell'esecuzione di Jordi Savall. La  quantità di armoniche e di sfumature restituite dal Linn appare evidentemente maggiore, come dice il mio amico Matteo presente all'ascolto, "c'è più roba", più informazioni, più micro dettaglio, la capacità di trasferire all'ascoltatore l'evento musicale nella sua interezza, fino alle sue più piccole sfumature è evidente. Posto che il confronto è limitato ai soli due giradischi a disposizione, e che quindi rispetto a giradischi più performanti il discorso cambierebbe, in ogni caso mi lascia perplesso chi riferisce che il Linn LP 12 "semplifica". Alla luce di questa prova d'ascolto direi che fa esattamente il contrario: l' LP 12 avvicina e puntualizza, approfondisce e tende al dettaglio. Poi si può discutere del basso meno frenato rispetto al Micro Seiki che sembra più netto e veloce negli attacchi mentre il Linn risulta più "valvolare", qualcuno può dire più gonfio, ma piuttosto lo definirei più pieno, e nell'insieme più coerente. Credo che questa capacità dell' LP 12 di estrarre informazioni sia il motivo del suo successo, il motivo per cui è considerato una pietra miliare nella storia dell'Hi-fi, ed è il motivo per cui è stato costruito. Va ricordato inoltre che l'esemplare in test, con alimentazione Valhalla e braccio Ittok II, è più vicino alla configurazione base che a quella massima, ma c'è di che godere...

NOTE DI UTILIZZO:

Il Linn Sondek LP12 ha una messa a punto piuttosto delicata, le sue tre molle del controtelaio vanno regolate perfettamente, pena un eccessivo ammorbidimento del basso e perdita di dettaglio, oltretutto, la taratura va controllata periodicamente poiché facilmente si perde e va nuovamente messa a punto.




INFO DA WIKIPEDIA:
In molti hanno scritto del giradischi Linn Sondek LP12 e anche Wikipedia, l'enciclopedia mondiale online, fornisce interessanti notizie e curiosità a riguardo. Qui di seguito il testo integrale, diviso per argomenti specifici.

HISTORY:
The Sondek LP12 turntable, introduced in 1972, utilises a suspended sub-chassis design and a patented tightly-toleranced single-point bearing. The LP12 has evolved since its introduction, but its basic suspended sub-chassis design has remained. At the time, the design was identical to the Ariston RD11 and similar to the Thorens TD150, both in turn based on the Acoustic Research XA turntable that was launched in 1961. The XA was created by renowned audio pioneer Edgar Villchur. The three-point "suspended sub-chassis" of the XA, using a compression spring system, was much improved upon and popularised in the LP12.
The similarities between the LP12 and the Ariston RD11 resulted in a patent case: Ariston vs. Linn, or more correctly, Fergus Fons Ltd, Hamish Robertson vs. Ivor Tiefenbrun. In 1972, the late Jack Yan Tiefenbrun filed a pair of provisional patent specifications for a simple point-contact bearing, and followed them up in June 1973 with a complete specification claiming 'improvements in, or relating to, gramophone record playing apparatus'. The application was accepted by the British Patent Office and published as BP1394611. In May 1975, following the publication of the Tiefenbrun patent, an opposition was lodged by turntable manufacturer Fergus Fons Ltd and the late William James Hamish Robertson. The patent was opposed on various grounds, including that 'what was being claimed as new, was in fact old', and that the idea was 'lacking in inventive step' over what was already known. A further ground of opposition was that the invention had been 'obtained' from Hamish Robertson, and was his original idea rather than that of Jack Tiefenbrun. Jack Tiefenbrun had formed Castle Precision Engineering (Glasgow) Ltd some 15 years earlier. Hamish Robertson had a company called Thermac in 1967, which became Ariston in 1970, and Ariston Audio in 1973. In 1970 Jack's son Ivor formed a friendship with Hamish. In 1971 Ivor made a prototype turntable with a ball bearing, and then went to Israel. While Ivor was away, Jack and Hamish changed the ball bearing to a single point bearing. Robertson's company Thermac then ordered forty of the turntables from Castle Precision Engineering Ltd. In 1971, and now operating as Ariston, Hamish showed the turntable under the model name RD11 at the Harrogate show, and set up a distribution network with C. J. Walker and Company. By the end of 1972 relations between Robertson and the Tiefenbruns had broken down. This allegedly led to a threat to Robertson that a copyright action would be brought against him if he had the RD11 turntable made elsewhere than at Castle Precision Engineering. In February 1973 Linn Products Ltd was formed to sell turntables made by Castle Precision Engineering. Robertson left Ariston, which by now had been taken over by Dunlop Westayr Ltd, and became director Fergus Fons Ltd. In the end The Robertsons’ opposition to the Tiefenbrun patent was rejected.

The thinking at the time was that the most important component of a high-end audio system is the loudspeakers. Linn presented an important challenge to that by claiming that the source (i.e. the turntable) was the most important part of the system.
Ivor Tiefenbrun has talked about how Sondek derives from the word Soundex as each hi-fi design always ends up having its own unique identifiable and recognisable sound. Some report the original name was just Sondek without the LP12.
Early versions were a platform for mounting third party tonearms, had a basic power supply arrangements, and would only revolve at 33⅓ rpm. Those users requiring a 45 rpm option would have to purchase a special adaptor to increase the diameter of the motor pulley and platter speed accordingly.
Throughout the years, there have been many changes resulting from development efforts to improve this table. These changes include modifications to components such as the subplatter and bearing, rubber feet, baseboard, armboard, suspension springs and grommets and reinforced plinth. A much improved on-board PSU, the Valhalla, was marketed as an upgrade option. Later, external power supplies became de rigueur firstly with the introduction of the Linn Lingo, and later the Radikal.

PARTNERED TONEARMS AND POWER SUPPLIES:


Like most turntable units, many options to partner the LP12 are available (including Linn's own) for tonearms, cartridges and, to a much lesser extent, power supplies. Although Linn constantly espouses the virtues of a "pure" Linn system, and there is much talked about synergies with other Linn components, the LP12 user has the option of a number of third party options. Before the existence of Linn-branded tonearms, Linn was the importer for Grace, and used their 707 tonearm. The Sumiko tonearm and later the Mission 774 arm were also popular choices and much spoken of. The first Linn-badged arm, the Ittok LVII, was in production 1979-93. A 3-point-mounted arm with a large-bore arm tube designed and manufactured in Japan. It was gradually superseded by the Ekos. A budget arm, the Basik LVX, was produced from 1983 to 1986, and replaced by the Akito. For today's demanding audiophile, LP12 is commonly partnered with the Linn Ekos SE tonearm; the unipivot ARO tonearm from Naim Audio is also very popular. External power options include Linn's own top of the line Radikal power supply featuring an auto-calibrating speed management system; Naim Audio manufactures the Armageddon power supply for the LP12, based on its own Hi-Cap power supply unit. Linn were distributors for Grace and Supex Corporation at the time, and thus the Grace G-707 tone arm and Supex SD900 and SD1000 phono cartridges were also frequently partners for the deck. Early Linn-branded cartridges, such as the Asak and Asaka, and the 3-point mounted Troika (now discontinued), were produced by Supex for Linn. Linn's later subcontracted cartridge manufacture to Lyra Corporation in Japan. Paul Messenger, writing in Stereophile, credits Linn's endorsement and importation of the Supex brand for the resurgence of audiophile interest in moving coil cartridges. Naim Audio manufactured the Linn-branded head amplifier (phono amplifier), the Linnk. Linn today manufacturers the Uphorik ("euphoric"), and Urika ("eureka") phono pre-amplifier that can be powered by the Radikal. Linn capitalised on the success of the Sondek LP12 by introducing the more affordable Basik and Axis turntables, complementary tonearms for the Sondek and cartridges at different price points.

POPULARITY:

The LP12 is popular with many audiophiles around the world for its excellent ability to play music with "pace, rhythm and timing". It is sometimes used by hi-fi reviewers as a reference turntable.

It was at its most popular in the golden age of vinyl playback, principally the 1970s through to the 1980s. David Thompson, writing in Record Collector News, said that the LP12 enjoyed a "stranglehold on the qualities of LP reproduction for many years". Its closest competitors were probably the Roksan Xerxes, the Well Tempered Table, several Thorens decks (TD125/126, TD160, TD2001/3001). the Michell GyroDec, the Dunlop Systemdek, the Logic DM-101 and the Pink Triangle PT1. However, the LP12 outsold them all in the United Kingdom. In fact, TNT asserts that "most foreign manufacturers of hi-end turntables didn't even bother to import" because they were faced with an uphill fight. Critics and reviewers would all too frequently conclude of any imported competitor that "an LP12 is better and you could buy two Linn's for that money".
The LP12 has acquired such cult status amongst audiophile turntables that many seek to knock it off its pedestal. Although the design has not been fundamentally revisited, there have been improvements to the turntable's design since its launch using advances in material science, over 40 years ago. It remains possible to buy a Sondek LP12 in a configuration not dissimilar to one made in 1973. In 2004, Stereophile said it was "a classic, a revolutionary, an iconoclast, a survivor." In 2011, ranking the LP12 the second "Most Significant Turntables of All Time" for The Absolute Sound, Robert Harley said: "It’s impossible to imagine the high-end industry without the LP12".
The success of the LP12 owed a lot more to marketing and the personality of Ivor Tiefenbrun, in what is essentially a niche audiophile sector, than engineering. Support of reviewers and dealers were the overriding factors, sweeping under the carpet the deficiencies of what in essence was a flawed pirated design. The major flaws were bass bloom colouration, difficulty of setting up the deck and maintaining the optimum set up. The setting up of LP12 which go “out of tune” has become something of an industry.
Linn Products provided dealers with large margins as rewards for selling sufficient quantities of the deck and this discouraged comparisons with more modern and superior sounding alternatives. Reports about the practices of Linn representatives have been posted on the Internet, including tampering with a demonstration Pink Triangle at a retailer. The British hi-fi press, most notably the magazines under the Haymarket umbrella, waxed lyrical about the LP12 and would always recommended it, even in systems with budget arms, cartridges, amplifiers and speakers. The young men reviewing at the magazines were very impressionable and open to being turned to a *way* and most were converted by visits to Glasgow and the persuasions of Ivor Tiefenbrun. Once he had the industry in his grasp it was very hard for other new manufacturers to find good and responsive retailers for their products and many fine companies and products were killed off, especially in the two recessions of the early 80's and early 90's. Along with British products, high performance Japanese direct drive turntables could not get a look in. It is recognised now that many of these direct drive decks, scorned by journalists at the time, are sonically superior to the LP12.
The price of the LP12, with the numerous modifications, has sky rocketed over the decades. The resulting profits enabled Linn Products to diversify and become a manufacturer of life style products in the digital age.


PRODUCT HISTORY:

Changes thereto are elaborated below. related serial numbers in square brackets

  • 1972, LP12 turntable introduced.
  • 1974, Main bearing liner changed. Sub-chassis strengthened by addition of strap, spot welded in place. Motor control circuit changed from terminal strip to small PCB. Mains switch changed from two buttons to single with mains neon. [s/n 2,000]
  • 1978, Top plate modified adding two holes for 6 x 0.5 self tappers into wood block. [23,000]
  • 1979, Lid prop removed, hinges changed to spring loading. [27,000]
  • 1981, February. Nirvana mechanical components. [32,826]
  • 1982, May. Valhalla crystal-driven electronic power supply made standard. [38,794]
  • 1984, Enlarged plinth corner bracing. [53,000]
  • 1984, June. Sub-chassis strengthening bar epoxy glued instead of spot welded. [54,101]
  • 1985, August. Cap head screws on bearing housing. [60,383]
  • 1985, September. Diode modification to Valhalla board [61,090]
  • 1985, December. Strengthening blocks on corners of plinth.
  • 1986, May. New clear lid.
  • 1986, Suspension springs improved.
  • 1987, March. New bearing housing, New Formica and MDF armboard. [69,161]
  • 1987, April. New springs. [69,591]
  • 1987, Bearing improved with better lining material and tighter tolerances. Change to black oil. Suspension springs ground to improved tolerance. Arm board composition improved. [70,000]
  • 1989, Motor thrust pad changed. Valhalla surge guard modification. PCB mains lead (UK). [79,700]
  • 1989, New MDF armboard, laminated top and bottom. [79,160]
  • 1989, Harder suspension grommets fitted. [81,000]
  • 1990, External Lingo power supply available as add-on.
  • 1991, motor thrust pad cap added to Lingo models. [87,047]
  • 1991Valhalla board prototype with 45RPM (never went into production, codename "Wakonda") [87,047]
  • 1991, motor thrust pad cap added to Valhalla models. [87,206]
  • 1991, Introduction of LP12 Basik, a stripped down version of the turntable [87,672]
  • 1991, Solid base board replaces hardboard. [87,672]
  • 1991Trampolin base board with isolating feet available as an option [87,672].
  • 1992, Improved top plate fixing. [88,950]
  • 1993Cirkus upgrade (larger and better machined inner platter and new bearing, new springs, armboard, belt) fitted as standard. [90,582]
  • 1997, a limited edition commemorative LP12 was created to mark the 25th anniversary of the LP12. Amongst other features, it bears a plaque etched with the signature of Linn's founder Ivor Tiefenbrun.
  • 2000, 4th bolt added near motor on top plate, fitted as standard. Required extra cross beam on plinth.
  • 2001, New motor used (first new motor since original 1972).
  • 2002, Maple plinth introduced adding to existing black, walnut, rosewood and afromosia options.
  • 2013, Full-spec limited-edition (40 in all) 40th anniversary LP12, plinth made from oak casks from Highland Park distillery, priced at £25,000.[21]

IMPORTANT UPGRADES:

(in chronological order)
Lingo Power Supply (Introduced: 1990) Linn describes the LINGO as a "high precision, direct coupled, power supply designed to sit alongside the LP12 turntable". Prior to the Lingo, speed accuracy for 33 rpm (and 45 rpm) rotation was determined by the Valhalla power supply board.
The Lingo generates two 50 Hz sinusoidal waveforms which it amplifies and sends to the turntable motor – the Valhalla generates a single sine wave. Using crystal oscillators, one for 33⅓ rpm and one for 45 rpm. the two speeds are made possible. When depressed, the switch on the turntable supplies the start-up torque with which the deck's desired rotation speed is achieved. the switch on the turntable allows selection of the appropriate oscillator the output of which is fed into a synchronous counter to produce a 50 Hz or 67.5 Hz square wave for 33⅓ rpm and 45 rpm respectively. The square wave is filtered into a clean sine wave to minimise motor vibration, and amplified to 120V to feed the turntable.
The Cirkus upgrade (Introduced: 1993) The Cirkus kit aims to provide the LP12 with greater stability and ensure the bearing sits perfectly true to the chassis, through a redesigned bearing and stronger sub-chassis assembly.
The bearing housing height has been increased to improve lubrication; its mounting flange thickness has been substantially increased; the geometry of the top and bottom liners in the bearing housing has been altered to further reduce incidence of rocking. Thickness of the sub-chassis was doubled to improve rigidity, reduce flexing and improve control of the relationship between turntable platter and arm.[23] With the new bearing comes a new sub-platter.[24]
Keel (Introduced: 2006) The Keel upgrade to the LP12 is a replacement subchassis, machined from solid aluminium. It builds on the Cirkus upgrade (now fitted as standard to new LP12s) but is not included as standard in 'regular' production LP12s. Linn claims that the Keel is an application of its "close-tolerance aluminium machining", first seen in the ingot casing of the Sondek CD12CD player. The Keel, along with the Ekos SE tonearm and Trampolin Mk.2 were three Special Edition upgrades for the turntable's 33⅓ birthday, 33⅓ being the standard rotational speed when playing LPs.
Trampolin Mark 2 (Introduced: 2006) The original Trampolin baseboard was made from MDF, rather than masonite, incorporating damping feet which were optimised for LP12 to be placed on heavy furniture. The Trampolin II is made from aluminium.
Radikal (Introduced: 2009) The 'Radikal' system, priced at £2,500, comprises a "control box", DC motor and power supply which, according to Linn, offers more accurate speed control, and reduced vibration and resonance. This is achieved by using on-board speed management system with automatic calibration, and use of a new motor with low magnetic field and electrical noise, located within a machined housing.[25][26] It can be used to power the Urika phono amplifier or the Linn phonostage mounted inside the turntable.

RECOGNITION:

  • Named No. 1 of 'The Hot 100 Products, 2002' by Stereophile.
  • Named '2004 Analogue source component of the year' by Stereophile.
  • In May 2006, Hi-Fi Choice reviewers voted the LP12 "the most important hi-fi components ever sold in the UK".
  • Named '2007 Analogue source component of the year' by Stereophile.
  • In 2011, The Absolute Sound named the LP12 No. 2 in its ranking of "Most Significant Turntables of All Time"

RIFLESSIONI SUL VINILE AI GIORNI NOSTRI:

A chiusura di questo post, dove si parla nello specifico dI una icona dell'ascolto analogico, di cui non sono un accanito sostenitore, ma piuttosto un consapevole fruitore, trovo condivisibili e interessanti le riflessioni trovate sul blog "Musica & Memoria" al link https://musicaememoria-tecno.blogspot.com/2017/11/il-vinile-oggi.html

lunedì 21 novembre 2016

Cogan Hall Intermezzo - Alchimie ed equilibri di un bi-wiring

Cogan Hall è un marchio poco conosciuto, anche se in breve tempo, qualche anno fa ha saputo guadagnarsi proprio grazie al cavo oggetto di questo post, una invidiabile reputazione tra i cavi di segnale e di potenza top di gamma. La trasparenza e la neutralità del Cogan Hall Intermezzo Full Range erano i punti di forza su cui questo prodotto ha costruito la sua reputazione, ed effettivamente ho potuto anch'io riscontrare la capacità di questo componente di restituire voci, archi, fiati e la musica in generale con estrema trasparenza, naturalezza e intelligibilità.


Dopo varie prove effettuate sui cavi di potenza attingendo dal catalogo di Kimber Cable, Audioquest, Shimpy, Transparent Cable, Audio Note, Cogan Hall e Mit ho preferito tra tutte una soluzione di pilotaggio in bi-wiring. L'alchimia magica del Classè DR-3 / Minima Amator viene ulteriormente valorizzata con l'utilizzo del Cogan Hall Intermezzo sulle frequenze medio-alte e il Mit Terminator 750 plus sul medio-basso. Quest'ultimo offriva un basso pieno e corposo, e in accoppiata con il trasparentissimo Cogan Hall Intermezzo sulle alte frequenze forniva una efficace combinazione in termini di ricostruzione scenica, punch, trasparenza e dettaglio. Purtroppo però, contrariamente a quanto si possa pensare, col tempo anche i cavi possono essere soggetti ad usura. Le guaine interne dei due poli del Mit si sono cotte e sciolte, l'isolamento non era più garantito e il cavo andava in corto, per questo motivo ho dovuto cercare una sostituzione. Ho pensato di rimanere in casa Mit, considerato il profilo sonico di questi cavi.


Ho utilizzato il Mit Shotgun S3 di produzione più recente e il Terminator 750 plus II serie più anzianotto per sostituire il vecchio Mit. Entrambe i cavi confermano il profilo sonoro di casa Mit, caratterizzato da un basso corposo e un punch pronto e deciso, ma ci sono differenze che mi hanno fatto propendere decisamente per il secondo. Innanzitutto va ricordato che bisogna fare delle necessarie distinzioni all'interno del catalogo Mit, il livello S3 indica la costruzione a 8 poli, quella basic, se così si può dire per dei cavi da 800 euro a coppia, e via salendo verso il top di gamma S1. Stessa cosa per il Terminator 750, che ha 3 livelli di performance. Sul mercato dell'usato, essendo questi ultimi dei cavi fuori produzione, il costo equivale a quello degli S3 più recenti, ma le performance sono nettamente migliori. Oltre a una performance leggermente migliore sulla velocità e nettezza del basso, risulta evidente una migliore ricostruzione scenica e una migliore intelligibilità dei dettagli a favore del Terminator rispetto all'S3. Ovviamente con l'S2 o S1 ci sarebbe da rifare i conti.


Per quanto riguarda i Cogan Hall Intermezzo, utilizzati sulle frequenze medio-alte vanno segnalate alcune cose. Sono dei cavi rigidi a sezione tubolare, difficili da posizionare proprio per questa caratteristica, difficili da trovare sul mercato dell'usato e non più disponibili in commercio, il marchio stesso non si sa che fine abbia fatto, ma certamente questi cavi entrano a pieno titolo tra gli oggetti di assoluto interesse di questo blog: a confronto con cavi costosissimi top di gamma di qualunque costruttore danno filo da torcere, è il caso di dire, a chiunque. Qualcuno non ne vuol sentire parlare per la scomodità nel gestirli, terminati a uncino con il loro rame rigido sono difficili da collegare e scollegare per effettuare prove, ma la qualità musicale è sopraffina.  La trasparenza, la luminosità, il dettaglio e il microcontrasto sono i loro punti di forza, al punto da guadagnarsi un posto tra i nostri oggetti senza tempo per le loro qualità sonore. Se li trovate disponibili per un ascolto e magari per l'acquisto sul mercato dell'usato, siete fortunati, la quotazione non è proibitiva, ma il loro reale valore sonoro è immenso.

NOTE:
C'è da fare una raccomandazione però, una ma importante. I due poli del cavo, positivo e negativo, internamente alla guaina sono tenuti separati da semplici distanziatori in plastica, come si vede dalle foto, e non hanno la classica guaina rossa e nera che li protegge da eventuali contatti accidentali. Va fatta la massima attenzione nel maneggiarli, una torsione che potrebbe incrociare e far toccare i due poli li metterebbe in corto circuito, come è successo a me. Non sapendo come sono fatti internamente ho dovuto sguainare il cavo finito in corto circuito e solo così mi sono reso conto di questo. Se dovesse succedere a qualcun altro, sappiate che potrete sistemarlo senza sguainarlo tastando da un capo all'altro il cavo riportando i due poli paralleli l'uno all'altro.



giovedì 4 luglio 2013

Audio Note CD Two

Ho scoperto il valore di questa meccanica cd una di quelle sere in cui con un paio di amici ci si ritrova ad ascoltare musica a casa mia, nella ormai nota saletta adibita agli ascolti. Di solito ognuno propone qualche suo disco per scambiarsi musica e conoscenza, e a volte capita che qualcuno porta un apparecchio, magari un nuovo acquisto, da testare e confrontare con i componenti dell'impianto "residente". Sin dalle prime note è apparso evidente che quel "coso", come qualcuno l'aveva definito quella sera per la sua estetica piuttosto dubbia, tirava fuori una qualità sonora di primissimo livello. Anzi, a confronto con la meccanica Roksan Dp1, che utilizzo tuttora nel mio impianto e utilizzata come riferimento per le mie prove, riusciva addirittura a fornire una prestazione migliore sotto diversi aspetti.


Alla timbrica naturale della Dp1, questa meccanica Audio Note, collegata allo stesso convertitore d/a Wadia 12 tramite cavo coassiale in argento Kimber AGDL, aggiungeva una maggiore nettezza e velocità di risposta e addirittura una ancora maggiore trasparenza rispetto alla meccanica di riferimento. Le voci acquisiscono una evidente luminosità, accurate nelle sfumature e nelle nuances delle loro tonalità, gli strumenti vengono resi con grande realismo grazie a un eccellente contrasto dinamico, i fiati sono lucidi, e gli strumenti a corda netti, scandìti, le percussioni vengono rese con grande impatto, e anche queste con quella nettezza che rende immediatamente riconoscibile il profilo sonico di questa macchina. Rispetto alla Dp1 questa meccanica CD Two forse è solo un pelo più limitata nella ricostruzione della scena sonora, appena un po' meno ampia e profonda, ma che invece fornisce una performance superlativa per quanto riguarda la ricostruzione dello spazio interstrumentale, riuscendo a far distinguere chiaramente la collocazione degli strumenti sullo stage sonoro. Sono rimasto sorpreso che nessuno abbia mai menzionato questa macchina come una delle più performanti e da un rapporto qualità / prezzo che a mio avviso è forse il più favorevole che mi sia mai capitato di constatare, nonostante i suoi circa 4mila euro di listino.

La CD Two collegata al convertitore tramite cavo in argento Kimber Agdl. A fianco si nota l'uscita bilanciata.

NOTE TECNICHE 
La CD Two è una meccanica a caricamento dall'alto che utilizza un gruppo laser Philips Cd Pro 2 LF modificato. La lettura del cd si avvia collocando il coperchio sull'apertura ricavata sulla parte superiore dello châssis. Il trasformatore di uscita è avvolto con filo d'argento, come anche il cablaggio interno per il trasferimento del segnale digitale, utilizza il cavo in argento Audio Note silver AN-V.












venerdì 7 giugno 2013

Straight Wire Maestro - Interconnect cable

Ancora una volta, a distanza di tanti anni, il Maestro sale in cattedra. Ancora una volta lo Straight Wire Maestro conferma le sue eccellenti doti musicali di trasparenza, microcontrasto e quella sua particolare capacità di dare impatto e corpo al suono, e in questa configurazione, con queste caratteristiche sonore, si conferma la migliore scelta. Da considerare una cosa molto importante, che ripeto spesso: fermo restando le doti sonore, anche in questo caso, non vuol dire che è il migliore in assoluto, ma che in questa "alchimia", con questo impianto, risulta quello che funziona meglio.

Straight Wire - Maestro

Nel cercare il fine tuning dell' impianto hi-fi qualche anno fa, mi venne suggerito da un amico il cavo di interconnessione Straight Wire Maestro, che avrei utilizzato tra pre e finale. E in effetti, a confronto con cavi top di gamma di Audio Note, Transparent, Art, Kimber, tirando le somme dopo ore di faticosi confronti, risultò essere quello più performante.

Ora, a distanza di anni, mi è capitato di portare il cavo per un controllo delle saldature al laboratorio di riparazioni, e nel frattempo ho avuto modo di provare un paio di cavi di interconnessione di altissimo pregio e di recente costruzione, che in questo momento sono molto apprezzati per l'utilizzo in impianti top: l'americano XLO Reference 3, molto apprezzato anche nel vecchio continente, e il tedesco SILVERCORE Space Cable, in argento, artigianale e prodotto in numero limitato, apprezzatissimo da molti palati fini. Effettivamente ho riscontrato delle qualità sonore davvero notevoli, leggermente più brillante il SILVERCORE ma entrambi capaci di altissime prestazioni in termini di trasparenza, microcontrasto, e ricostruzione della scena sonora per dettaglio, ampiezza e profondità. Ma messi a confronto con il Maestro, tornato dal laboratorio in splendida forma, questo ancora una volta si fa preferire alla concorrenza, per una maggiore estensione sul basso, molto ben accolta in un impianto con diffusori da stand, a cui offre un maggiore punch, più scolpito e dinamico, e un maggiore "corpo", più solido rispetto alle performance degli altri due cavi di riferimento.

A questo punto mi pare doverosa una menzione d'onore su questo blog, nella cerchia ristretta degli apparecchi senza tempo, e nel frattempo mi viene una curiosità: ma come suonerà l'attuale top di gamma della Straight Wire in questo impianto?...

XLO - Reference 3

SILVERCORE - Space Cable
































NOTE
Proposto sul mercato per la prima volta circa 20 anni fa e poi riproposto con lo stesso profilo sonico come Maestro II qualche anno dopo, si è guadagnato una reputazione tale che viene considerato, per prestazioni sonore, ancora come uno dei migliori cavi mai prodotti per l'utilizzo hi end. Successivamente è stato sostituito in catalogo dal modello "SOLO", ma questo non ha avuto gli stessi apprezzamenti del suo predecessore e quindi non ha avuto diffusione e popolarità. Attualmente, nella 4a fascia del catalogo Straight Wire, cioè i modelli top, al posto del Maestro sono presenti il Virtuoso e il Crescendo.

CURIOSITA' DAL WEB
Sul web si trovano ancora adesso recensioni, opinioni e commenti su questo cavo, cosa che è comune a quegli apparecchi che hanno lasciato un segno nell'evoluzione dell'hi-fi. Appena qualche settimana fa sul forum di una nota rivista online di settore http://forum.videohifi.com/discussion/150475/straight-wire-maestro/p1 ho trovato interessanti spunti, opinioni e commenti e qualcuno, seppur preso col beneficio del dubbio, mi ha ricordato le nostre considerazioni sulla qualità costruttiva assoggettata all'economia di scala dell'attuale produzione industriale:

- Ho scritto alla SW e mi hanno detto che il Maestro non e' piu' prodotto perche' il suo prezzo sarebbe dovuto aumentare cosi' tanto che non avrebbe avuto mercato.

- Il Maestro di segnale e' secondo me il piu' riuscito dei cavi Straightwire come rapporto qualita' prezzo rapportato al crescendo che dalla sua parrebbe un pelino piu' caldo mi ha fatto sempre pensare che fosse effettivamente il piu' neutro
diciamo che il crescendo sembrerebbbe un pochino piu' scuro mentre il maestro risulta veramente neutro tutto cio che ha te lo trasmette pregi e difetti
come dicono in molti e' veramente incredibile il rapporto qualita' prezzo

mercoledì 27 marzo 2013

Sonus Faber Minima Amator


Un riferimento assoluto? Questo era il titolo in copertina dedicato alle Minima Amator da Stereo, che all'epoca ritenevo essere la più autorevole rivista italiana dedicata all'hi end. Nel numero 50, a maggio del '93 fu la prima ad occuparsi dettagliatamente delle Divine Creature, così definite nel titolo d'apertura dell'articolo. Fui subito incuriosito dal fatto che Gianfranco Machelli ed Egidio Mancianti, giornalisti di settore molto seri e direttori di una rivista poco incline a titoli roboanti si fossero sbilanciati così a favore di questi diffusori. Ricordo che mi trovavo in Toscana quando acquistai la rivista, e quando tornai a Milano, un paio di settimane dopo cercai il negozio dove erano disponibili per l'ascolto. Lo storico negozio Buscemi in Corso Magenta ne aveva una coppia, le ascoltai ed effettivamente, nonostante non ebbi la sensazione di trovarmi di fronte a un miracolo, trovai che avevano un profilo sonoro molto interessante, quella gamma medioalta capace di scavare nel messaggio musicale, di estrarne il contenuto intimo. Per me che prediligo musica acustica, voci e piccoli gruppi jazz e musica da camera mi sembrarono un invito a nozze, e qualche tempo dopo, riascoltate ancora un paio di volte, me le portai a casa.



Ammirato anche per la strepitosa e inedita finitura, l'intenzione era di studiarle più a fondo. Avevo la sensazione che il potenziale non era ancora espresso del tutto, quello che avevo avuto modo di ascoltare era un assaggio, e la pur ottima prestazione fornita con l'integrato Audio Innovation nella saletta del negozio, non la diceva tutta. D'accordo con un paio di amici che come me erano interessati ad approfondire l'argomento, cominciammo a provare e confrontare le MA in diversi abbinamenti. Rispetto al profilo sonoro più luminoso e aperto delle mie Spendor SA1, di litraggio simile, e abbinate al Quad 306 che utilizzavo per pilotarle, le Minima Amator rimanevano più opache e scure, pur facendosi apprezzare per ricostruzione della scena sonora e dettaglio. Rispetto alle SA1 però, salendo di livello con ampli come lo Spectral DMA 50, le MA prendevano il largo, si aprivano a una ricchezza armonica, una capacità di dettaglio e di sfumature con una precisione e una naturalezza disarmanti, lasciandosi alle spalle le piccole Spendor che con lo Spectral restituivano tutte quelle microinforamazioni in modo più approssimativo, risultando meno coinvolgenti. In sostanza le Spendor avevano il pregio di fornire una prestazione molto godibile già con un ampli non troppo costoso, le Minima Amator rivelavano quella attitudine agli abbinamenti con elettroniche di livello top, restituendo prestazioni inarrivabili e sconosciute per qualunque diffusore in quella fascia di prezzo. Nel frattempo sulle riviste si parlava sempre di più del caso Minima e di quella loro capacità di offrire una performance sonora di livello assoluto, a patto di trovare l'abbinamento giusto. Le Minima Amator si andavano a collocare tra i migliori diffusori da stand disponibili sul mercato pur non appartenendo come fascia di prezzo a quei prodotti multimilionari, ma come quei prodotti, erano tanto performanti quanto esigenti. Questo approfondimento sull'utilizzo delle Minima Amator, che ormai da un paio di anni destavano un così grande interesse di critica e pubblico fu l'occasione d'incontro con il direttore di STEREO, Egidio Mancianti, che il mese dopo, sul numero 65, decise di pubblicare la ricerca a completamento dei precedenti articoli apparsi sulle pagine della rivista, e fu anche l'inizio della nostra collaborazione. Di seguito alcune impressioni di ascolto pubblicate sulla rivista.


NOTE DI ASCOLTO

Assolutamente trasparenti e spontanee nell'emissione, le Minima Amator sono un felicissimo connubio tra delicatezza ed autorità, tra analisi prospettica e tonale e calore musicale. Hanno una capacità di restituire ricchezza di dettagli e di armoniche sconosciuta a molti altri diffusori, evidentemente meno abili e dotati di questi. La ricostruzione spaziale è uno dei punti di forza di questo diffusore, totalmente privi di scatolarità e costrizione dinamica, ricostruiscono il palcoscenico ben oltre il punto fisico dell'emissione. La stoffa tonale è levigata quanto precisa, l'accuratezza dei dettagli e la naturalezza delle nuances armoniche rende l'evento sonoro quasi palpabile, concreto, reale. Le Minima Amator sono estremamente rivelatrici, molto sensibili all'introduzione di ogni minima variazione a monte della catena di elettroniche, sono capaci di radiografare il profilo sonoro di ciascun componente, con amplificazioni raffinate e dal timbro aperto offrono una gamma di frequenze medie e alte che si caratterizzano per uno splendore timbrico, una luminosità e una ricchezza armonica che le rende uniche. Ma non è tutto per poter descrivere il carattere sonoro di questi diffusori, allo stesso tempo infatti le MA hanno una impronta sonora rivolta verso tinte calde piuttosto che essere impostate verso una asettica neutralità. Questo carattere si nota sul medio basso, confermando il tipico umore Sonus Faber, un po' autunnale, leggermente brunito e robusto, pur rimanendo snello e scolpito. Non sembra un diffusore improntato a una totale neutralità, ma piuttosto alla capacità di descrivere la realtà dell'evento sonoro e la sua straordinaria sensibilità e capacità di rivelare ogni variazione lo rende molto duttile, esigente per qualità ma generoso nel rispondere alle esigenze di un audiofilo smaliziato, che calibrando la catena a monte potrà ottenere una tavolozza infinita di colori e nuances, ma di fondo sempre con quella capacità di coinvolgere emotivamente.



Intrinsecamente musicalissimi, oggettivamente ricchi di doti tecniche, e acusticamente molto poco criticabili, sono l'ennesimo strumento musicale accordato e uscito dalla Sonus Faber per far felici gli uomini liberi, sinceri e passionali, amanti della musica. Lo scienziato audiophile potrebbe preferire un suono più algido e scarno, meno fiorito di armoniche, più rigoroso nell'impatto delle grosse masse orchestrali, più grande e profondo nel melodramma. Ma la riproduzione non sarebbe più veritiera, magari potrebbe risultare più analitica, più neutrale, ma non più coinvolgente. Chi ha messo il naso almeno una volta in un jazz club o in un piccolo auditorium non potrà non riconoscere lo stesso odore, lo stesso spirito, le stesse atmosfere che la Minima Amator è capace di restituire intatto, riuscendo ancora una volta a penetrare l'anima dell'evento sonoro.



CARATTERISTICHE TECNICHE
Il sistema è un 2 vie reflex low-Q pilotabile in bi-wiring. Gli altoparlanti che vengono utilizzati per equipaggiare le Minima Amator sono l'apprezzatissimo tweeter Dynaudio D28 con cupola in seta raffreddato a ferrofluid e un woofer Seas in polipropilene da 140 mm di diametro, progettato espressamente per questo diffusore. Il crossover ha una frequenza di taglio a 2,6 kHz 6dB/ottava L'impedenza nominale è di 4 Ohm. Le dimensioni del mobile sono 340x200x300 (HxLxP)

NOTE
Le note riguardano il posizionamento in ambiente e l'utilizzo di uno stand dedicato. Più di altri diffusori le Minima Amator prediligono abbondante spazio dalla parete di fondo e anche da quelle laterali. La distanza raccomandata è di circa un metro dal fondo e di almeno 50 cm dai lati. In un ambiente di ascolto piuttosto ampio come quello utilizzato, le Minima Amator prediligono ancora maggiore spazio, in questo caso sono state posizionate a circa 2 mt dal fondo e 1,5 mt dalle pareti laterali con un leggero angolo di convergenza verso il punto d'ascolto guadagnando in ricostruzione della scena sonora e in dettaglio. Gli stand da utilizzare devono essere alti 80 cm, rigidi e piuttosto pesanti. Qui vengono usati gli stand dedicati della Sonus Faber con altezza regolabile e con base in pietra. Per una resa più netta e asciutta sui bassi si possono utilizzare delle punte in metallo da sistemare sotto . L'estrema sensibilità alla pur minima variazione a monte della catena audio rende questi diffusori estremamente flessibili, in questo caso il bi-wiring ha consentito di sfruttare le doti di trasparenza del cavo Cogan Hall Intermezzo sulle medio alte e il punch e il contrasto dinamico dei Mit Shotgun.

domenica 17 marzo 2013

Roksan DP1 cd transport




E' da molti anni che ho adottato come mio riferimento questa meccanica per la lettura dei cd, ne fui incuriosito leggendo le note di presentazione al suo esordio, ormai 20 anni fa. L'idea di isolare la meccanica di lettura dalle vibrazioni esterne con un controtelaio flottante mi parve una idea tanto semplice quanto geniale, ancora una volta partorita dalla mente visionaria del progettista Touraj Moghaddam, co-fondatore di Roksan. A breve ebbi l'occasione di ascoltare uno dei primi esemplari arrivati in Italia presso il negozio Alta Fedeltà di Merate, e sin dalle prime note fui colpito dal suono "analogico" di questo lettore digitale. Senza accorgermene rimasi lì ad ascoltare a lungo quel suono così dettagliato, ma dolce, ricco di armoniche, naturale come un giradischi di quelli raffinati, e veloce, contrastato e dinamico come un cd di riferimento. Feci in modo di averlo a casa per inserirlo nella catena audio che stavo allestendo per me stesso, lo ascoltai ancora attentamente, cercando di individuarne il profilo, alternandolo al mio cd Sony 338ES utilizzato come meccanica collegato al convertitore Marantz 94cda e ad altre eccellenti macchine prese in prestito come il Micromega duo e l'integrato Naim cds, alternando un convertitore Audio Alchemy, il suo partner di casa Roksan DA-1 e il convertitore Wadia 12. Il profilo che emerge è una evidente naturalezza di emissione, una sensazione di reale, quasi tattile, che conferma l'impressione avuta al primo ascolto, combinata a una notevole capacità di contrasto dinamico e ricostruzione della scena molto ampia e profonda in combinazione con il Wadia 12 che ho scelto come suo partner. Questo convertitore, rispetto all'Audio Alchemy che era rimasto in "ballottaggio", più brillante sulle alte, mette in evidenza una gamma media più presente, luminosa e dettagliata, che ben si abbina al calore del Dp1. Come con una tavolozza di colori, ho poi recuperato quella brillantezza sulla gamma alta utilizzando un cavo coassiale Kimber Cable AGDL in argento. L'equilibrio tonale, armonico e dinamico ottenuto ha fatto sì che dopo 20 anni, nonostante qualche volta mi è capitato di inserire in questa combinazione qualcosa che mi rendesse ancora più contrastata e trasparente la resa sonora, continuassi a preferire questa combinazione rispetto a oggetti di pregio molto più recenti. La Dp1, appena tornata dal centro assistenza Roksan per una revisione completa, per qualità soniche e innovazione tecnologica a distanza di 20 anni dal debutto fa ancora parlare di sé e lascia il suo segno nella storia dell'hi-fi entrando a pieno diritto nel novero di questa cerchia ristretta degli apparecchi senza tempo.














NOTE STORICHE 

Roksan è uno di quei costruttori inglesi appartenenti all'elìte dell'hi-end, conosciuto per l'eccellenza qualitativa della sua produzione, impegnato nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche ha più volte introdotto soluzioni rivoluzionarie. Molti suoi prodotti sono stati insigniti con il riconoscimento di miglior prodotto dell'anno nell'ultimo ventennio e con il suo giradischi Xerses insidia il trono al re dell'analogico Linn Lp 12. Abbandonato nel 92 il motto "Analog for music, digital for satellites" ROKSAN decise di entrare nel mercato dei giradischi digitali, e lo fece alla sua maniera, presentando al Penta Hi-Fi Show di Heathrow il cd transport Dp1, costruito con la logica del giradischi analogico. Le innovative soluzioni introdotte su questo prodotto e le qualità soniche gli valsero il riconoscimento della rivista Audiophile - Award for excellence 1992 Winner che vinse ancora nel 94, Fedeltà del Suono - L'oscar dell'anno 1994 Winner
Il convertitore Wadia 12 e il cavo in argento Kimber Cable abbinati alla Roksan Dp1



RECENSIONI

Suono: L'amateur professionel - "se il suo prezzo si manterrà tale (4.200.000lire), si confermerà la più concorrenziale tra le meccaniche per la lettura dei cd di livello top. Costruzione, finitura e prestazioni elevatissime. Un oggetto desiderabilissimo. Classifica "A" da "Le classifiche di Bebo Moroni" www.videohifi.com/magazine/numero-23/rubriche

Audiophile: "If you want a cd player to rival your treasured turntable the Dp1 may very well be the ideal choice" www.paulburt.co.uk/pdf/DP1_DA1_review.pdf






SPECIFICHE TECNICHE E COSTRUZIONE

La Dp1 è una meccanica dall'estetica molto particolare. Il caricamento è dall'alto, con lo sportellino che si apre come un oblò, verso l'alto comandato da un motorino. Monta un'ottica Sanyo SF-P90, a detta di molti tra le migliori in assoluto. La struttura del telaio si divide in tre parti. La prima, in metallo, è la base che contiene l'intera elettronica. Qui trova alloggiamento il generoso trasformatore toroidale e la main board. La seconda, in legno, sospesa tramite gommini, fa da coperchio della prima e diventa sostegno della terza. Quest'ultima contiene l'ottica ed è anch'essa in legno, sospesa elasticamente. Il tutto è decisamente accattivante, mentre il peso risulta essere, al contrario di quanto si possa immaginare, piuttosto contenuto: non supera i 7 kg. Sono presenti sul retro una uscita ottica e una coassiale, oltre alla vaschetta di alloggio del cavo di corrente.








NOTE

Oltre alle performance, l'aspetto molto importante da valutare prima di considerare l'acquisto di una di queste elettroniche dell'Olimpo è il servizio di assistenza tecnica. Non tutte le aziende operano con la stessa serietà e affidabilità nell'assistere i prodotti che hanno venduto, capita che per indisponibilità dei ricambi, o per vicissitudini del marchio produttore, apparecchi che qualche anno prima sono stati acquistati ad un prezzo prossimo a quello di un'automobile non possano godere di assistenza tecnica. Sembra incredibile, è inaccettabile, ma questo è quanto può succedere anche con nomi storici e blasonati dell'hi-end mondiale. Roksan Ltd, seppur con tempi lunghi e un secondo intervento di assistenza gestito direttamente da uno dei progettisti per porre rimedio a un precedente intervento, a distanza di 20 anni ha garantito il ripristino delle performance originali della Dp1. In un primo intervento, per ridotta disponibilità del ricambio, l'ottica originale Sanyo SF-p90 è stata sostituita dalla più recente ed economica SF-p101 e il circuito elettronico è stato modificato per funzionare con questo pick up. All'ascolto ovviamente la Dp1 non forniva le prestazioni di cui è capace, e riscontrando la modifica apportata al cd ho contattato mr. Tufan Hashemi, il quale si è subito reso disponibile a far ripristinare l'elettronica secondo il progetto originale. A volte per rendere funzionanti i vecchi  prodotti le aziende adottano queste soluzioni di ripiego adattando parti di ricambio simili, ma ovviamente il risultato è quasi sempre inferiore alle aspettative, è bene tenere d'occhio questo aspetto.



mercoledì 23 gennaio 2013

Classè Audio DR-3







Ricordo bene quando ho ascoltato per la prima volta questo straordinario finale a stato solido. Era in occasione di una delle sessioni di ascolto organizzate in collaborazione con la rivista STEREO, sull'argomento Minima Amator, altro "oggetto senza tempo" che merita un suo spazio su questo blog. All'epoca questo diffusore, da pochi mesi lanciato sul mercato, aveva destato l'interesse di critica e pubblico anche oltre oceano e in poco tempo qui in Italia divenne un caso nazionale. Data la propensione delle Minima Amator a combinarsi con elettroniche di primissimo livello, la curiosità ci spinse a cercare partner anche nell'olimpo delle amplificazioni, scomodando i migliori in assoluto e cercando i limiti fino ai quali si potesse spingere questo mini diffusore. Il DR-3 della Classè Audio, abbinato a questo diffusore, si rivelò immediatamente un partner ideale, anzi, in quei 20 minuti che servirono all'ampli per andare in temperatura ideale di esercizio, si concretizzò la certezza che eravamo di fronte a una di quelle ricette magiche: velocità, punch, dettaglio da stato solido di razza si combinavano con il calore e la delicatezza di un ampli a valvole di quelli sopraffini, la ricostruzione della scena sonora in ampiezza e profondità di cui sono capaci le Minima Amator e quella loro spontaneità e naturalezza di emissione venivano magnificate dalle qualità soniche di questo ampli. Fu colpo di fulmine, ascoltarlo e amarlo in questa combinazione è stato un tutt'uno, e nelle molte altre in cui è stato provato, tirava fuori sempre quel suo profilo riconoscibile, quel piglio con cui tiene in pugno i diffusori, non brutale ma solido, quella sua timbrica naturale e quella delicatezza con cui sa porgere in modo chiaro anche il cosiddetto "battito d'ali di farfalla". Si era di fronte a un oggetto capace di emozionare, di arrivare al cuore, un capolavoro. In fondo non ho scoperto nulla di nuovo, il DR-3, che fece il suo debutto nell'85, fu da subito considerato un fuoriclasse, e non è un caso che ancora oggi se ne parla come uno tra i migliori ampli finali mai costruiti, a distanza di quasi 30 anni, da quando è stato partorito dalla mente di Dave Reich, l'illuminato progettista canadese che ne ha la paternità.

NOTE STORICHE

Dall'idea di Dave Reich di costruire un ampli di qualità assoluta, come alternativa ai mostri sacri americani Threshold e Mark Levinson, nasce nei primi anni '80 il Classè Audio DR-2, recensito da molte riviste tra cui The Absolute Sound ed HiFi Sound che lo adottarono come amplificatore di riferimento. Dopo 4 anni di permanenza nell'Olimpo dell'alta fedeltà il DR-2 viene sostituito dal DR-3, dove confluiscono tutti i miglioramenti che sono stati possibili grazie ad anni di ricerca e continue sperimentazioni di nuove tecnologie e materiali.

RECENSIONI

Son HiFi:
il DR-2 era uno dei primi 3-4 migliori ampli al mondo, il DR-3 è il migliore punto e basta.

Stereophile:
questo esotico amplificatore di bassa potenza ma che suona forte, alle mie prove di ascolto si è mostrato sempre il migliore. La sua dichiarata bassa potenza non descrive la sua dinamica, velocità, trasparenza, dolcezza e abilità nel comunicare le risonanze strumentali.

Suono:
non lo fanno più e fanno malissimo. Chi ce l'ha se lo tenga stretto, chi non ce l'ha lo cerchi. L'ampli a stato solido più delicato e raffinato dell'ultimo decennio. Vuole diffusori piuttosto efficienti.
(dalle classifiche de L'amateur professionel di Bebo Moroni - Classificato AA, massima categoria insieme ad altri 5 ampli finali)




SPECIFICHE TECNICHE E COSTRUZIONE

La logica con cui è stato costruito il DR-3 è quella del "no compromise" e dell'iper-dimensionamento, i dettagli di costruzione sembrano appartenere a uno strumento bellico e non ad un componente hi-fi. Lo chassis è in alluminio dello spessore di 4 mm, con un pannello frontale da 8 mm spazzolato e satinato. Quattro enormi bulloni assicurano il serraggio dei cavi di potenza, su questi e su tutti gli altri attacchi per il collegamento è stato studiato un procedimento di argentatura molecolare che consente la massima conducibilità e resistenza all'ossidazione. Il DR-3 ha masse flottanti ( e la massa è collegata solo ad uno dei due ingressi) bisogna prestare la massima attenzione a non unire i poli negativi dei due diffusori così come a non accenderlo senza prima aver collegato la sorgente in ingresso. Internamente l'elettronica è un esempio di raffinatezza. Le piste di rame sono realizzate tramite un procedimento chimico che deposita il rame nella scheda di vetronite, in modo da ottenere delle piste di rame OFC dello spessore di 8 volte superiore a quello indicato nelle specifiche per gli apparecchi militari. La componentistica è di livello no compromise, condensatori Wima in polipropilene ed elettrolitici della Mallory canadese fatti costruire su specifiche Classè. I trasformatori sono avvolti a mano con filo a sezione rettangolare mentre la sezione di filtraggio raggiunge i 160000 microfarad. La capacità di corrente di picco è di 38 ampère.
Le prestazioni di cui è capace il DR-3, sono affidate nello stadio di uscita a 4 transistor per canale Motorola-Durlington, ultraselezionati (70 su 100 ne vengono scartati) dal costo più che triplo rispetto a quelli montati da ampli concorrenti.




NOTE

Il finale di potenza Classè Audio DR-3 è stato proposto sul mercato in 3 configurazioni diverse: DR-3, secondo il progetto originale, che è quello più raffinato dal punto di vista sonico ma anche  elettricamente più delicato, il DR-3B, progettato per risolvere qualche problema di affidabilità del progetto originale, ma purtroppo cedendo rispetto al primo in termini di trasparenza e naturalezza, e il DR-3 VHC (very-high-current) che rispetto al progetto originale è appena un po' meno raffinato ma con un punch granitico e una capacità ancora maggiore di gestire carichi difficili.





martedì 8 gennaio 2013

Il valore commerciale e il valore sonoro

Nel corso degli anni, visitando fiere, frequentando rivenditori e importatori e parlando con audiofili più o meno smaliziati mi son reso conto spesse volte che l'acquisto dell'impianto o di un nuovo componente per l'up grade viene fatto non sempre secondo una valutazione attenta e oggettiva del risultato sonico che si vuole ottenere o un giudizio ponderato "ad orecchio." Spesso la scelta viene dettata dal consiglio dell'amico esperto, o dall'articolo della rivista di settore che ne parla bene, ci si lascia così condizionare anche dal trend o dall'estetica dell'oggetto, magari costoso, e chi può lo acquista paradossalmente di impulso. Altrettanto spesso però, si finisce per acquistare un oggetto che ha un valore commerciale ben superiore al valore sonico reale. A volte mi intrattengo con l'amico ing. Giancarlo Riccardi nel suo laboratorio dove si vedono in attesa di assistenza tecnica molti mostri sacri dell'hi-end attuale e del passato, e ci capita di fare qualche riflessione riguardo alla qualità intrinseca degli oggetti che gli passano tra le mani. Per motivi che riguardano le logiche di produzione industriale sono spesso gli apparecchi del passato che hanno dei contenuti tecnologici in termini di soluzioni progettuali, attenzione al dettaglio e componentistica selezionata che fanno invidia alla produzione più recente. Non è un caso  evidentemente che anche fuori da questo blog, ci si ritrovi ancora a parlare di oggetti di 20 o 30 anni e oltre, oggetti che hanno superato le mode e le innovazioni tecnologiche e all'ascolto, a confronto con apparecchi recenti, sono ancora lì, pronti a salire in cattedra. Questo ovviamente diventa una opportunità per chi tende l'orecchio e impara a distinguere il bello dal buono, il trend dal valore storico, il valore commerciale dal valore sonoro... 


Per dare riconoscimento a quell'hi-fi di valore reale, in questo blog si cerca di dare delle indicazioni su quegli apparecchi che sono da considerarsi degli evergreen, che hanno un valore sonico che va oltre il loro valore di mercato, che spesso appartengono alla produzione di circa 20 anni fa, e che oggi per poterli costruire con la stessa attenzione e cura costerebbero cifre che pochi potrebbero permettersi. Questi oggetti sono quelli che vengono definiti apparecchi senza tempo, impareggiabili e, per logiche di economia industriale, irripetibili. 

domenica 16 dicembre 2012

L'ambiente di ascolto


L'ambiente d'ascolto, acusticamente trattato per ospitare l'impianto di riferimento e testare gli altri componenti messi a confronto, è da considerarsi parte integrante della catena di riproduzione e base neutra per "assaggiare" e valutare il profilo sonico degli apparecchi in prova. L'acustica favorevole conseguentemente ha agevolato il compito di individuare le sinergie che questi riescono ad esprimere all'interno della catena di riproduzione. La correzione acustica del locale, che presenta delle dimensioni di circa 9 mt x 5,5 mt x 2,60 di altezza, è stata realizzata sulla base di rilevamenti acustici tramite analizzatore di spettro con la consulenza e il progetto dell'ing. Duilio Marzorati. 
In partenza l'ambiente, con i suoi 45 mq circa, il pavimento in marmo e le pareti vuote, presentava tempi di riverbero lunghissimi. La frequenza di risonanza si attestava attorno ai 57 hz, il tempo di decadimento su impulso sonoro, che viene indicato con la misura T60 (tempo necessario a un impulso sonoro di attenuarsi di 60 decibel) a causa delle riflessioni, era  di oltre i 2 secondi. Tali caratteristiche creano una situazione molto poco favorevole all'ascolto della musica, l'immagine è sfocata, le code sonore provocano a varie frequenze, rimbombo e/o cancellazioni del messaggio musicale e perdita di dettaglio. Si procede quindi a un primo intervento per abbattere il tempo di decadimento, che dovrebbe essere attorno a 0,5 secondi, poco più per un locale di queste dimensioni. Viene realizzato un controsoffitto in legno mineralizzato con interposta lana di vetro e delle velette verticali distanziate 110 cm l'una dall'altra in base al calcolo dei tempi rilevati dall'analizzatore di spettro, per minimizzare gli effetti della frequenza di risonanza.  Sul fondo del locale viene realizzata una parete vibrante in legno, accordata anch'essa sulla frequenza di risonanza dei 57 hz della stanza, con spessore da 1cm e su telai che la distanziano 20 cm dalla parete in muratura. Sul pavimento in marmo viene posato un pavimento in legno con interposto uno strato di gomma ad alta densità di 6mm di spessore per isolare acusticamente il locale e contemporaneamente creare un altro elemento che attenui le risonanze sulle basse frequenze. All'ascolto è subito evidente la drastica riduzione delle code sonore, quindi si passa a una fase di messa a punto del progetto. Da una seconda misurazione risulta che i tempi di riverbero tra 63 e 250 hz sono ancora lunghi, decrescono da 2,3 a 0,8 secondi, questo determina ancora un certo oscuramento timbrico, e presumibilmente la resa potrebbe migliorare nella messa a fuoco e nella capacità di dettaglio. Per riequilibrare i tempi di riposta e renderli possibilmente omogenei alle varie frequenze, sulla parete di fondo alle spalle dei diffusori vengono realizzati dei mobili angolari, calibrati per assorbire quelle frequenze, variando le dimensioni, l'accoppiamento di materiali e la forma. Per ottenere una corretta quantità di prime riflessioni vengono posti dei pannelli ad assorbimento selettivo, mascherati da quadri, esattamente nei punti dove l'emissione dei diffusori rimbalza sulle pareti laterali e raggiunge il punto di ascolto. Contestualmente si dovrà a questo punto individuare la posizione ideale dei diffusori, che varierà a secondo del diffusore. Grazie alla gestione delle prime riflessioni si ottiene focalizzazione, ampiezza e profondità della scena sonora, all'ascolto si percepisce l'assenza di code sonore, si ha infine una sensazione di trasparenza e pulizia, di microcontrasto e dinamica, di nettezza e di separazione dei suoni, e la sensazione di poter cogliere ogni piccola sfumatura. L'ultimo rilevamento dell'analizzatore di spettro conferma una coerente risposta dell'ambiente: T60=0,5 sec da 125 a 4000hz a +-1db. Il forno è pronto e caldo per cucinare gustose ricette...